Slan Hunter

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Slan Hunter Page 20

by Kevin J. Anderson


  disse Kathleen.

  «Rose ed io abbiamo vissuto insieme tranquilli per diversi anni, senza attirare l'attenzione su di noi. Ci siamo insegnati a vicenda molte cose, ma non avevamo altri slan con cui dialogare. Eravamo soli. Lei lavorava nel suo negozio di fiori, io ho trovato un impiego nell'archivio del ministero delle Comunicazioni. Quello è stato il periodo più felice della mia vita.

  Quando infine Rose è rimasta incinta di te, eravamo contenti e soddisfatti.

  Purtroppo, essendo entrambi slan, non potevamo rischiare di chiedere l'assistenza medica. Io potevo passare per un umano normale, ma non Rose.

  Se fosse andata da un dottore durante la gravidanza, avrebbero potuto sot-toporla a qualche esame, scoprendo magari che il feto aveva le antenne e che Rose era una slan.»

  «Così avete fatto tutto da soli?» chiese Kathleen.

  «Oggigiorno partorire in casa con l'assistenza di una ostetrica è comune come partorire all'ospedale, soprattutto in campagna. Dato che la mia Rose era forte, eravamo sicuri di cavarcela. Ci siamo documentati il più possibile. Eravamo pronti.» Le spalle di Gray si afflosciarono. «Quello che non sapevo, però, era che la mia povera Rose avesse un cancro in fase termina-le. Col senno di poi adesso vedo mille piccoli segni che avrei dovuto notare, ma eravamo troppo concentrati sulla sua gravidanza. Rose ti ha messo al mondo, eri una bambina sanissima, ma per lei il parto è stato difficile. Si è ripresa a stento, ed è stato allora che mi sono reso conto che doveva avere qualcosa di molto grave. Lei però non ha voluto che la portassi da un dottore.. L'ho curata a casa, e mi sono preso cura di te.»

  «Dovevi essere esausto» disse Kathleen.

  «Ho avuto bisogno di tutta la mia forza slan, fino all'ultima briciola. La povera Rose ha resistito più a lungo di quanto sarebbe riuscito a sopravvivere qualsiasi essere umano, considerando la gravità del cancro. Dalla mia diagnosi, e grazie ad alcuni strumenti medici che avevo acquistato tramite fonti anonime, sapevo che i suoi tumori stavano crescendo ed erano inope-rabili. A quel punto anche portarla all'ospedale non sarebbe servito a nulla.

  Rose sarebbe stata smascherata, i chirurghi non sono propensi a impegnar-si al massimo con un paziente slan... a meno che non siano curiosi e vo-gliano fare qualche esperimento.» Il tono di Gray era amaro.

  «Tu avevi diciotto mesi quando tua madre stava ormai morendo. Ho supplicato Rose di lasciare che la portassi all'ospedale. Doveva esserci ancora una possibilità, anche se in cuor mio sapevo che non potevamo far nulla. Alla fine, quando il dolore è diventato insopportabile, Rose ha acconsentito... prima però ha voluto che facessi un patto con lei. L'ho portata di notte al pronto soccorso. Non ho mai detto né il mio nome né il suo. Lei era solo una ricoverata anonima. Tu non eri nemmeno con me, Kathleen.

  Non avevano motivo di sospettare che avessimo una bambina. Nel corso degli anni Rose ed io avevamo conosciuto molti esseri umani buoni e meravigliosi. Io ho pregato che a curare la mia compagna moribonda fosse un'infermiera gentile o un medico altruista, qualcuno che riconoscesse la sua sofferenza e l'aiutasse. Anche se me ne sono dovuto andare per non farmi notare, Rose è rimasta in contatto con me attraverso le antenne. Ero in grado di sentirla grazie al nostro legame speciale. Percepivo quello che le stava accadendo, nonostante lei avesse il corpo e la mente intorpiditi dagli analgesici. Quando il personale medico del pronto soccorso ha scoperto che era una slan è scoppiato un putiferio.»

  «Lo credo bene» disse Petty. «Avrebbero dovuto chiamare subito la mia polizia segreta.»

  «Un dottore l'ha chiamata» proseguì Gray, la voce come un rasoio.

  «Hanno dato a Rose un letto, si sono resi conto che non potevano fare nulla per lei se non alleviarle il dolore, e l'hanno fatto. È arrivata la polizia segreta. L'hanno pungolata, interrogata, cercato di strapparle informazioni nei suoi ultimi momenti di vita. Ma lei si è aggrappata alla promessa che le avevo fatto, e a modo suo ha trovato la pace.»

  «Cosa ti aveva fatto promettere?» chiese Kathleen.

  Gray tacque a lungo e deglutì due volte, raccogliendo i propri pensieri.

  «Sapevo che non le rimaneva molto da vivere. Ti ho portata in un giardino d'inverno, una grande serra piena di fiori. Ecco cosa desiderava tua madre... Rose ha ripreso conoscenza prima di morire. Anche senza antenne, la sentivo nella mente. Ti ho tenuta in braccio mentre stavamo tra le rose, le piante tropicali, le splendide orchidee. Lei le vedeva attraverso i miei occhi. Nonostante quello che la polizia segreta le stava facendo, poteva condividere i miei pensieri. I fiori e le piante erano le cose che Rose predilige-va in assoluto, e anche se avrei voluto stare accanto al mio amore nei suoi ultimi istanti, le ho dato qualcosa di meglio. Ha sentito l'odore dei fiori, il dolce profumo che lei amava tanto. È l'ultima sensazione che ha provato.

  Quando Rose è morta, ho avuto l'impressione che un vento gelido mi at-traversasse l'anima, e ti ho stretta forte.»

  In quella parentesi di franchezza, Kathleen sentì che il padre aveva ab-bassato in parte lo schermo impenetrabile, lasciandola entrare per la prima volta. Kathleen colse le sue emozioni, i suoi ricordi vividi, il suo amore per lei. E alcune delle rimembranze lontane e sfocate coincidevano con certe vaghe reminiscenze di Kathleen.

  La giovane stava gridando. «Mi ricordo. Ricordo i fiori, ma non sapevo bene cosa significassero. Ero soltanto una bambina allora.»

  «Solo molto tempo dopo ho rintracciato il suo corpo. Volevo darle una sepoltura decorosa, ma la polizia segreta se n'era già impossessata per se-zionarlo. Da quel giorno è cambiato tutto.» La voce di Gray diventò dura, adesso. «Ho deciso che dovevo cambiare le cose. Non potevo assolutamente permettere che gli slan come Rose, come te, vivessero come topi nascondendosi... Dato che avevo scoperto Rose, sapevo che dovevano esserci altri slan, anche se nessuno immaginava dove potessero essere nascosti. Dopo la perdita dei miei genitori non avevo più alcun legame con i gruppi organizzati di senzantenne. Così ho cominciato a lavorare con ferrea determinazione, da solo. Grazie al mio impiego al ministero delle Comunicazioni e al pieno accesso agli archivi informativi, mi sono creato una storia dettagliata e di grande effetto. È stato un colpo da maestro. Nessuno poteva trovare pecche o errori. E poi ho lanciato la mia carriera politica.

  Alla fine, li ho trovati eccome gli altri slan. Abbiamo organizzato riunioni, esteso la nostra influenza, e preparato i nostri piani. Dato che potevo passare inosservato tra gli umani normali, hanno voluto che fossi io il loro pa-ladino. Ho costruito la mia rete, manipolando, consolidando, crescendo.

  Usando le capacità slan e stimolando i pensieri di certi seguaci, ho creato una organizzazione politica elettorale... e ho protetto la mia vita privata con la massima riservatezza. Nessuno sapeva di te, Kathleen. Ho vinto le mie prime tre elezioni in modo trionfale. La mia carriera è stata rapidissi-ma. Quando molti miei sostenitori, e anche parecchi rivali sconfitti a cui avevo manipolato la mente, mi hanno appoggiato come candidato outsider alla carica di presidente, ho avuto la certezza di poter realizzare quel che intendevo fare.»

  «Ma... e io?» disse Kathleen. «Ricordo che qualcuno badava a me, uno...

  zio?»

  «Un cieco di buon cuore si occupava di te. Lo pagavo bene» spiegò Gray. «O non ha mai saputo che avevi le antenne, o non gli importava. Eri abbastanza sveglia da cavartela. Pensavo che tutto fosse a posto... ma il giorno dell'elezione, nel mio momento più bello dopo essermi aggiudicato la carica di presidente, la polizia segreta ha fatto irruzione nella casa del vecchio. Qualcuno aveva fatto una soffiata, informandoli che quell'uomo aveva in casa una slan. Il cieco non era in grado di difendersi. Non sapeva molto di me, ma probabilmente avrebbe potuto rivelare abbastanza. Fortunatamente per noi gli sgherri della polizia segreta lo hanno ucciso prima di aver modo di interrogarlo. Ti hanno catturata... e allora ho dovuto agire.

  Ho messo a repentaglio la mia carriera politica, la mia migliore occasione di cambiare il mondo intero, ma dovevo escogitare una soluzione per fare entrambe le cose. Sei mia figlia, Kathleen. Dovevo correre il rischio e salvarti. Come nuovo presidente, ho emanato un decreto annunciando che al f
ine di capire gli slan e la minaccia che avrebbero potuto costituire avevamo bisogno di studiarli, non solo di reagire automaticamente con la paura.

  Ho insistito che tu fossi tenuta nel palazzo con me, dove saresti stata al sicuro e dove, purtroppo, saresti stata osservata attentamente ogni attimo della tua vita.»

  «Allora perché all'inizio hai accettato che lei venisse giustiziata il giorno del suo undicesimo compleanno?» chiese Petty. «Non ha senso.»

  «È stata una concessione che ho dovuto fare. Avevo a disposizione molti anni per trovare una scappatoia e, come puoi vedere, non è stato un problema in definitiva. Ma adesso guarda a che punto siamo. Vedi quante co-se sono cambiate?» Gray allungò la mano, prese la forchetta e assaggiò la torta. La Nonna stette a guardare, come se sperasse di ricevere un compli-mento.

  «Sento ancora la mancanza della mia Rose. A volte il vuoto è quasi insopportabile. Nonostante il mio potere di presidente, rinuncerei volentieri a tutto quanto per avere una vita tranquilla con mia moglie e mia figlia.»

  Petty, continuando a osservare imbronciato la torta di pasta sfoglia che la Nonna gli aveva negato, borbottò: «Stronzate sentimentali.»

  Con un movimento rapido, la vecchia gli rifilò di nuovo uno scapaccione.

  32

  Anthea contò undici scheletri nel nascondiglio segreto slan. Tre erano stesi sul pavimento, gli altri erano crollati in mucchi di ossa vicino a scrivanie e tavoli da laboratorio. Avvertendo la sua delusione, la confusione e l'inquietudine, il bambino si agitò e cominciò a piagnucolare.

  Anthea si mosse cauta tra gli scheletri, guardò i denti ghignanti, le orbite vuote. Parecchie gabbie toraciche erano rotte, le ossa spezzate e annerite.

  Tutt'intorno trovò armi abbandonate, bossoli e batterie scariche. Segni neri macchiavano i tavoli, il pavimento e i muri. Dall'alto soffitto di roccia si erano staccati dei grossi pezzi in seguito alle deflagrazioni. Fori di proiettile tracciavano una linea a zigzag su una lavagna appesa storta.

  Uno scontro terribile era avvenuto lì dentro, una sparatoria... ma con chi? E quanto tempo addietro? C'era qualche guerra civile tra gli slan? O

  forse la polizia segreta aveva scoperta quel posto e aveva teso un'imboscata agli slan nascosti? Anthea immaginava che non avrebbe mai conosciuto le risposte.

  Tese l'udito come se potesse esserci ancora qualche eco lontano, ma sentì solo il ronzio di generatori invisibili. Le luci erano forti e costanti, non tremolavano minimamente. L'aria sapeva di pulito e anche se aveva un leggero odore metallico, grazie al cielo era priva di qualsiasi residuo di pu-trefazione delle vittime.

  Gli scheletri erano lì dai giorni delle Guerre Slan, secoli prima? Anthea osservò le figure accasciate, si chiese se potessero essere gli ultimi resti dei figli del dottor Lann. Forse no.

  Raccolse dal pavimento una delle strane armi a energia (uno storditore?) e vide che era completamente scarica. Non poteva usarla per proteggersi se i cacciatori di slan l'avessero minacciata.

  Dopo la sorpresa iniziale, Anthea esplorò guardinga le ampie sale chiamando a gran voce, ma non trovò nessun altro. Il rifugio era completamente deserto, assolutamente silenzioso.

  Trovò acqua corrente e servizi igienici, diverse stanze con letti comodi, indumenti puliti. In una zona pranzo scoprì una quantità notevole di cibo in scatola. Dopo avere riconosciuto marche ed etichette leggermente antiquate, concluse che qualcuno aveva occupato quel posto negli ultimi decenni. Il cibo era ancora buono, e lei divorò avida una barretta di cioccola-to confezionato. Se necessario, sarebbe potuta restare lì a lungo.

  Sentendo finalmente un calore e una contentezza che non aveva più provato da quando Davis l'aveva portata in fretta e furia all'ospedale (in quello che lei pensava sarebbe stato il giorno più felice della sua vita) Anthea si rese conto di essere proprio esausta. Si sedette su una seggiola e rimase sveglia il tempo sufficiente per allattare il bambino, che succhiò ingordo.

  Anche lui doveva essere affamato.

  Riuscendo a malapena a tenere gli occhi aperti, Anthea scelse uno dei letti soffici e prese una coperta e un cuscino. Si coricò, stringendo a sé il bambino. Sì addormentò in pochi attimi.

  Più tardi, riposata e rinvigorita finalmente, improvvisò una culla per il figlioletto e poi si dedicò al compito più urgente: eliminare il macabro spettacolo degli scheletri. Quelle ossa non erano semplice immondizia che lei potesse scopare e buttare nella pattumiera. Ognuno di quegli scheletri era stato una persona, probabilmente uno slan perseguitato ingiustamente.

  Immaginò che fossero morti combattendo, da eroi.

  Trovati un paio di guanti e delle scatole vuote, raccolse singolarmente i resti e li mise con riverenza in contenitori separati, come bare di fortuna.

  Non sapeva cos'altro fare. Un giorno, forse, sarebbe stato possibile identificare quelle persone e dare loro una degna sepoltura perché potessero ri-posare in pace. Dopo avere riposto in silenzio ogni scatola e pulito le macchie scure, si sentì svuotata.

  Adesso poteva dedicare tutta la sua attenzione a esplorare il posto che sarebbe stato il suo rifugio mentre all'esterno infuriava la guerra. Il complesso sotterraneo era davvero notevole con attrezzature da laboratorio di gran lunga superiori a quello che aveva visto negli archivi della biblioteca.

  Le unità alte e squadrate con nastri che giravano e spie luminose lampeggianti erano ovviamente potenti calcolatori. Dei grossi tubi protettivi per fili elettrici attraversavano i muri, distribuendo l'energia prodotta da generatori che dovevano trovarsi in una grotta sotto il rifugio.

  In una sala di controllo separata Anthea trovò un dispositivo vibrante pieno di barre di cristallo e di valvole termoioniche che brillavano di una luce biancazzurra, mentre minuscole scintille si scaricavano attraverso gli elettrodi e percorrevano ronzando cavi che penetravano nel soffitto. Un generatore di segnali? Sembrava stesse inviando un messaggio pulsante...

  ma a chi? L'apparato stesso doveva essere stato progettato da quegli slan di tanto tempo addietro, forse dagli stessi figli di Samuel Lann, o magari dagli ultimi abitanti del rifugio, morti nella sparatoria. Comunque fosse, era rimasto qualcuno in grado di ricevere una trasmissione del genere? C'erano ancora degli slan tra le macerie di Centropolis? Fissando l'apparecchiatura, Anthea non sapeva come rispondere al segnale, come ascoltare quello che poteva comunicare.

  Mentre continuava l'esplorazione si rese conto che l'intero impianto sotterraneo era cambiato costantemente da quando lei e il bambino erano arrivati... attivandosi, svegliandosi. Quando i sensori Porgrave avevano rileva-to l'arrivo di uno slan, dei sistemi inattivi aveva ricominciato a funzionare.

  Gli scienziati slan di quella base, chiunque fossero, avevano creato una tecnologia capace di individuare i membri della loro razza. Anthea si rese conto che se sensori del genere fossero finiti nelle mani della polizia segreta nessuno slan sarebbe mai stato al sicuro. Gli abitanti della base avrebbero sacrificato la vita per proteggere quell'invenzione.

  Nelle stanze del laboratorio trovò serie ordinate di taccuini, documenti firmati da uno scienziato slan di nome Peter Cross. Oltre agli appunti scritti a mano, Anthea trovò anche un supporto di registrazione e un visore simile a quello che aveva usato nell'archivio della biblioteca. Inserì la bobi-na, avviò la riproduzione e vide Peter Cross in persona. Era un bell'uomo dagli occhi luminosi, con capelli ricci scuri, tagliati corti e una fronte spa-ziosa. Non si sforzava minimamente di nascondere le sottili antenne slan che gli penzolavano sulla nuca.

  Cross parlò diffusamente nel registratore di argomenti tecnici complessi, descrivendo come gli slan stessero utilizzando di nuovo quell'antica base, sebbene lui temesse che la guerra fosse finita e persa. Cross descrisse la miniera di scoperte dimenticate che aveva trovato lì riaprendo il nascondiglio sotterraneo, tra cui una serie di indagini di Samuel Lann sul "trasferimento mnemonico originale" e sulla "tecnologia basale di registrazione vitale".

  Poi Peter Cross guardò direttamente il memorizzatore d'immagini. I suoi occhi azzurri parvero fissare proprio lei, e Anthea s'intenerì sentendo le sue parole. "Non smetterò mai il m
io lavoro" promise solenne Cross. "Non smetterò finché non riuscirò a costruire un mondo migliore perché mia moglie e mio figlio non debbano più vivere nella paura."

  Quando la registrazione terminò, Anthea annuì in silenzio, seria. «E

  qualcosa che tutti possiamo augurarci.»

  33

  A bordo del lucente veicolo spaziale Jommy si ristabilì, dormendo come se fosse in coma. Quando si svegliò si sentì debole e disorientato. Contan-do sull'aiuto di Joanna cercò di pensare a un modo per salvare la Terra e impedire l'estinzione sia degli umani sia degli slan. Entrambi provavano un senso di urgenza sapendo che Jem Lorry presto si sarebbe incontrato con il presidente Gray. Peggio, Joanna gli disse che la minacciosa flotta di occupazione partita da Marte sarebbe arrivata entro qualche giorno.

  Intenta a controllare sistemi e impianti del veicolo, Joanna alzò lo sguardo e scorse la fiammata di un proiettile esplosivo in volo verso il ricognitore. «Jommy! Qualcuno sta sparando contro...» Non ebbe il tempo di finire la frase d'avvertimento. L'esplosione colpì la fiancata. Le lastre di metallo si piegarono verso l'interno, la vampata aprì uno squarcio nella parete.

  Jommy si drizzò in piedi barcollando. Si sentiva pieno di rabbia e impotente. Vide gli sciacalli cenciosi là fuori che si avvicinavano. «Non ci hanno messo molto a strisciare fuori dalle loro tane.» Gli sciacalli avevano sottratto armi da fuoco alle armerie della difesa territoriale e dalle mani fredde e morte dei civili che avevano cercato di difendersi. Adesso stavano circondando il veicolo senzantenne atterrato.

  Joanna corse ai comandi della cabina di pilotaggio muovendosi frenetica per accendere i propulsori e sparare con la piccola batteria di cannoncini difensivi. Risuonarono tre colpi secchi. Le esplosioni intense dispersero gli aggressori, concedendo ai due a bordo una breve tregua. Joanna riuscì ad attivare i motori. La nave danneggiata vibrò. Il ricognitore si sollevò dal terreno di qualche decina di centimetri con un fragore di razzi.

 

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