Slan Hunter

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Slan Hunter Page 23

by Kevin J. Anderson


  D'un tratto, cominciarono a suonare degli allarmi di prossimità. Si erano attivati i segnali di pericolo. Un rumore stridulo le raschiò come carta ve-trata i nervi. Anthea non sapeva che fare. Il nascondiglio profondo era stato scoperto! Qualcuno li aveva scovati.

  Si allontanò dagli allarmi assordanti, solo per vedere qualcosa di ancor più incomprensibile. Uno dei muri blindati d'acciaio del nascondiglio cominciò a luccicare e a scaldarsi, poi si fuse davanti a lei.

  Col bambino al sicuro nell'altra stanza, Anthea coree ad afferrare uno degli strani storditoli che aveva preso agli scheletri. Dopo avere provato quelle armi, aveva scoperto che una sola era ancora un po' carica, ma l'avrebbe usata per vendere cara la pelle. Si sarebbe battuta fino all'ultimo.

  Coraggiosa, impugnò l'arma con mani tremanti, mentre il resto del muro scompariva trasformandosi in una cortina di roccia fumante e vapore di metallo liquefatto. Qualcosa di grosso e scuro penetrò rombando nell'apertura.

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  Col raggio del disintegratore puntato davanti alla macchina, Jommy perforò strati compatti creando un tunnel sempre più lungo. Una linea retta che conduceva alla base segreta, dove lui sperava di radunare centinaia di slan superstiti.

  Seguirono il segnale, ascoltando la registrazione ripetuta della voce di suo padre. L'automobile procedeva nella galleria di roccia fusa, scendendo sempre più in profondità. Jommy era ansioso di trovare la comunità slan clandestina, di unirsi a un intero insediamento dei suoi simili e convincerli ad aiutarlo a salvare la Terra.

  Se necessario, sarebbe stato il loro capo, li avrebbe persuasi a prendere le loro armi... forse avevano tutti dei tubi disintegratori, come il suo. Insieme si sarebbero potuti precipitare all'incontro al vertice alla fattoria della Nonna e dare una dimostrazione di forza che Jem Lorry non avrebbe mai sospettato. Con mezzi persuasivi adeguati avrebbero potuto indurre i senzantenne ad accettare condizioni che consentissero la sopravvivenza di tutte le razze dell'umanità.

  Di rado in vita sua aveva saputo con tale precisione dove doveva andare.

  Il primo nascondiglio slan che aveva scoperto, anni addietro, era pieno di meraviglie, macchinari pesanti, documenti riposti ma privo delle persone che lui cercava così disperatamente. Nel complesso eccezionale dov'erano diretti doveva esserci qualcuno, visto che quel qualcuno aveva attivato il segnale di emergenza. Jommy contava di trovare nuovi alleati che potessero aiutarlo e spiegargli cosa fosse successo al resto della razza slan.

  Jommy perforò uno spesso muro curvo e spinse avanti la vettura, spegnendo il disintegratore montato sul muso. Se necessario avrebbe sempre potuto far crollare il tunnel dietro di lui, chiudere di nuovo ermeticamente la base sotterranea e proteggerla. Per il momento riteneva che quella fosse l'unica via per raggiungere abbastanza in fretta il nascondiglio.

  Una volta entrato con l'automobile nel gigantesco complesso sotterraneo, dopo aver fuso le lastre d'acciaio, arrestò il veicolo. Lui e Joanna sce-sero dalla macchina ansiosi, aspettandosi di venire accolti da un gruppo nutrito di persone.

  Invece Jommy si trovò di fronte una donna dall'aria sparuta che puntava contro di loro un'arma. Una donna sola. Il resto della base sembrava deserto.

  Jommy fece un passo avanti, alzando le mani, cercando di mantenere la calma. «Non hai nulla da temere da noi.» Rischiò. «Siamo slan. Questo è un posto slan.»

  La donna aveva occhi azzurri duri e un'espressione intelligente. I suoi capelli erano biondo tiziano, gli zigomi alti, il naso aguzzo. Mosse a malapena le labbra quando parlò. «Dimostratemi chi siete.»

  Ma Jommy non aveva più le antenne, e Joanna era nata senza. «Capisco la tua paura. I miei genitori erano entrambi slan, e sono stati uccisi tutti e due dalla polizia segreta. So cosa si prova, qualunque cosa ti sia successa.»

  Joanna rimase al suo fianco. «Dimmi cosa fai qui. Come hai trovato questo posto?»

  La donna stringeva l'arma risoluta. «Ho ricevuto... istruzioni. Un antico segnale mi ha chiamata qui.»

  «Anche noi. Io ho seguito il segnale, un messaggio guida proveniente da qua. Era inviato da mio padre.» Jommy vide che l'espressione della donna cambiava. «Si chiamava Peter Cross.»

  «Peter Cross?» La donna afflosciò le spalle, e finalmente abbassò l'arma.

  «E io sono Anthea... Anthea Stewart. Ho un bambino, un neonato. Ha le antenne. Non so come mai, perché né io né mio marito siamo slan. Non capisco.»

  Jommy si sentì rincuorato. Avanzò, guardando le dimensioni sbalorditive del complesso sotterraneo. «Speravo di scoprire altri slan qui, ma forse troverò ugualmente quel che mi occorre.»

  Quando si furono presentati ed ebbero raccontato in breve le loro storie, Joanna si ritirò nella sala comunicazioni per seguire l'avvicinamento della flotta di occupazione. Jommy intanto esplorò la base straordinaria. A ogni passo nelle sale e nei laboratori stupefacenti si sentiva colmo di soggezio-ne e aspettativa. Sentiva di potere imparare qualcosa di importante da ogni documento o apparecchiatura. Sebbene fosse deluso per non avere trovato un insediamento numeroso di slan nascosti, l'abbondanza di informazioni era rilevante.

  Anthea gli si avvicinò alle spalle, fermandosi nel vano della porta. «Ho qualcosa da mostrarti. Qualcosa di Peter Cross.»

  Jommy non si era nemmeno accorto che lei lo osservava. Si sentiva così impotente e cieco senza antenne. «Sì!»

  Anthea lo condusse a un tavolo su cui aveva sistemato un visore e una pila di vecchie bobine. Azionò il riproduttore e si scostò mentre Peter Cross faceva il suo discorso commovente. Jommy ascoltò con le lacrime agli occhi, guardando ripetutamente l'immagine di un uomo che ricordava a stento. Sua madre gli aveva raccontato che il marito era stato ucciso quando Jommy aveva appena sei anni. Per fortuna lei e il bambino non erano con lui quel giorno. Jommy vide tracce di se stesso nel bel volto del genitore.

  La voce registrata sembrava dolorosamente familiare, molto più chiara che nella trasmissione Porgrave. "Non smetterò mai il mio lavoro" diceva il dottor Cross. "Non smetterò finché non riuscirò a costruire un mondo migliore perché mia moglie e mio figlio non debbano più vivere nella paura."

  Jommy guardò ogni registrazione tre volte, anche se le aveva subito imparate a memoria. Trovava la voce e l'immagine del padre stranamente confortanti e affascinanti.

  Chiamando a raccolta il proprio coraggio, andò alle scatole di ossa che Anthea aveva riposto. Anthea era stata attenta a segnare la posizione di ogni corpo e aveva preso nota di ogni dettaglio. Jommy poteva solo immaginare che scontro fosse avvenuto lì dentro.

  Si fermò davanti alla scatola che, per quello che poteva giudicare, conteneva i resti di suo padre. Guardò il cranio, provando a immaginare i suoi lineamenti. Dopo tante ricerche, Jommy era finalmente a casa. Ma quella non era la casa che cercava.

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  Il segnalatore a impulsi continuava a inviare il suo messaggio insistente.

  Chiamando a raccolta tutti gli slan, ma Jommy aveva cominciato a perdere la speranza di vedere arrivare qualche compagno. Sarebbe toccato a loro.

  Prima di potere pianificare la prossima mossa, lui e Joanna dovevano valutare tutte le apparecchiature e le armi disponibili nella base. In che modo potevano aiutare il presidente Gray? Jommy non riusciva a capire le file di dischi rotanti e di luci lampeggianti, i potenti generatori e il macchinario presunto di "impronta vitale" che risalivano ai giorni dei primi slan. Studiò ancora gli appunti del padre, pensò al disintegratore solitario che possedeva. Pur essendo un'arma formidabile, non era sufficiente per riconquistare un intero pianeta. Gli serviva un aiuto molto più grande.

  Ma dov'erano tutti gli slan?

  Insieme ascoltarono comunicati radio e messaggi crepitanti di gruppetti di superstiti. Raccontavano storie orribili di rinnegati umani e squadroni senzantenne che sparavano agli umani tanto per divertirsi. Come al solito la colpa di tutto quanto era dei "malvagi slan". Anthea pianse, sia per il marito morto sia per il futuro del figlioletto.

  Joanna provò a consolarla. «Non credere a tutte quelle voci. Per anni i senzantenne hanno distorto e inventato le notizie. Stanno fac
endo la stessa cosa adesso. Hai notato che nessuno parla dei senzantenne? Nemmeno una trasmissione che li riguardi.»

  Jommy le chiamò accanto a una serie di schermi esterni nella sala di monitoraggio. La lenta armata di enormi corazzate a forma di ruota si avvicinava inesorabile. Dischi dotati di propulsione atomica e pieni di armamenti e soldati senzantenne. Le immagini erano chiarissime, ravvicinate in modo inquietante. Bastavano a incutere paura a qualsiasi osservatore.

  La faccia di Anthea era terrea di sgomento. «In pratica la flotta che ci ha attaccato prima era solo... un esercizio di riscaldamento?»

  Le labbra di Joanna formarono un sorriso amaro. «I senzantenne proget-tano questa conquista da moltissimo tempo. Non vogliono soltanto vincere la battaglia, ma sterminare i loro nemici dal primo all'ultimo.» Parlava co-me se non si considerasse più membro della sua razza.

  Jommy era perplesso per un altro motivo. «Da dove provengono queste immagini? I senzantenne non le trasmetterebbero di certo, e non si tratta sicuramente di un notiziario dallo spazio...» Girò delle manopole, eseguì dei controlli servendosi dei visori disponibili, poi sorrise. «Questi sono i nostri satelliti, sonde di sorveglianza. Anche i veri slan devono avere creato una rete di monitoraggio! Guardate, queste immagini provengono da sonde sentinella oltre l'orbita lunare.»

  Le grandi navi lente scorsero sugli schermi, riempiendoli, non sapendo di essere osservate... o infischiandosene. Ogni nave sembrava abbastanza grande da inghiottire un palazzo. I ponti erano indicati da uno sfavillio di luci.

  Joanna misurò la velocità e finì i suoi calcoli. «Dovrebbero essere qui entro due giorni. Corrisponde a quanto stimato dall'Autorità.»

  «Allora è questo il tempo che ci resta.» Anthea sembrava risoluta più che spaventata. «Cosa facciamo?»

  Jommy decise di spulciare tutti gli appunti di laboratorio del padre, poi di precipitarsi alla fattoria della Nonna a prendere il resto dei documenti...

  e portare con sé il presidente Gray e Kathleen. Forse tutti insieme...

  All'improvviso nuovi allarmi risuonarono striduli dagli altoparlanti della base sotterranea. Lui e Joanna passarono in rassegna i numerosi visori, commutando su analizzatori locali e cercando di scoprire la causa del segnale di pericolo. In passato, quando quella base sotterranea era occupata completamente dagli slan, gruppi di addetti dovevano aver controllato quelle postazioni presidiando costantemente le difese del nascondiglio.

  Joanna scoprì finalmente cosa avesse fatto scattare l'allarme. «C'è un'altra nave che si sta avvicinando, Jommy... un veicolo ad alta tecnologia, un modello avanzato che non ho mai visto prima.»

  «Un'arma segreta dei senzantenne? Un'altra incursione aerea?»

  «Non sembra una nave costruita dai cantieri di Cimmerium.» Joanna lavorò coi visori, cercando di collegarsi a qualche telecamera ancora funzio-nante installata sugli edifici della città, anche se molti obiettivi erano ormai ciechi, sepolti sotto le macerie dei grattacieli crollati. «Ah, ecco!»

  Finalmente, riuscì a inquadrare e a ingrandire una nave argentea e rossa che sfrecciava velocissima, ardendo come una punta di lancia appena e-stratta da una forgia. «Sembra pericolosa... e viene proprio nella nostra direzione, non c'è alcun dubbio!»

  La faccia di Anthea esprimeva un misto di paura e di rabbia. «Ci hanno scoperto?»

  L'immagine spiccò più nitida mentre la nave invertiva la rotta e accendeva i retrorazzi fiammeggianti per rallentare la discesa. Mentre la nave si abbassava su una colonna di fuoco tra le rovine della città, vicinissima al punto di accesso della base, Jommy rise sollevato. «Non ci stanno attaccando! Quello è un aerorazzo... il mio aerorazzo. L'avevo lasciato in una rimessa alla fattoria della Nonna.»

  Sullo schermo l'aerorazzo era atterrato e, mentre si raffreddava, il portello si aprì. Il cuore colmo di gioia, Jommy aveva mille domande che gli si affollavano nella mente. Vide scendere Kathleen e il presidente Gray e ca-pì subito che era successo qualcosa di terribile all'incontro al vertice. Non sapeva perché fossero venuti lì, né cosa avessero passato, ma adesso loro avevano altri due alleati.

  Stava già correndo verso l'ascensore nascosto. «Salgo io a riceverli.»

  Di nuovo al sicuro nelle viscere della terra, Jommy strinse tra le braccia Kathleen. Era una sensazione meravigliosa. «Pensavo fossi morto, Jommy!

  Ne ero sicura... i tuoi pensieri si erano interrotti. L'ultima immagine era di dolore, una sofferenza tale che non riuscivo a sopportarla! E poi più nulla...»

  Quando aveva visto che le antenne di Jommy erano state mozzate, Kathleen aveva cominciato a singhiozzare e lo aveva stretto ancora più forte.

  Lui l'aveva abbracciata e aveva cercato di calmarla e far cessare i suoi tre-miti. Le antenne della ragazza erano vigili, pronte a captare qualsiasi pensiero... ma Jommy era una mente vuota per lei. Lo sarebbe sempre stato d'ora in poi. Kathleen continuava a sentire quel vuoto, sebbene Jommy fosse proprio lì davanti a lei.

  Poi però Kathleen lo aveva guardato coi suoi occhi bellissimi e lo aveva baciato. «Almeno sei vivo, Jommy. È più di quanto sperassi.»

  Giù nel nascondiglio, Joanna osservò il ricongiungimento con fiera ras-segnazione. Jommy si rendeva conto che Joanna nutriva ancora sentimenti profondi per lui, e la senzantenne sapeva che lui non avrebbe mai amato che Kathleen.

  Il presidente Gray aveva delle ombre scure sotto gli occhi. Sembrava più sconfitto adesso che in qualsiasi altro momento dopo che John Petty lo aveva smascherato come slan. Almeno il cacciatore di slan non era più con loro.

  «Sono contento di vederti vivo, Jommy, ma questa è una riunione agrodolce, a dir poco. Il vertice è stato un disastro. Speravo di trovare qualche punto d'incontro, ma ai senzantenne non interessava nessun punto d'incontro. Gli ho spiegato le loro origini e come tutti i nostri bambini nati nelle prossime generazioni avranno di nuovo le antenne.»

  Jommy e Joanna ascoltarono attenti la storia. Anche Anthea reagì con stupore sentendo la verità sui senzantenne, apprendendo che lei e Davis, anche se completamente ignari, lo erano.

  «Immagino che Jem Lorry non ti abbia creduto, eh?» disse Joanna con un sorrisetto furbesco. «Non mi sorprende. Quello è un individuo che in-carna i peggiori pregiudizi dei senzantenne. Molto tempo fa, lui ed io siamo stati abbinati.»

  «Che significa?» chiese Kathleen.

  «Eravamo programmati geneticamente per sposarci. L'Autorità senzantenne aveva studiato le nostre famiglie d'origine, e aveva scelto me per lui, e lui per me. Fortunatamente, dovevamo portare a termine entrambi molti anni di servizio prima di avere l'approvazione conclusiva. Mentre Jem si era infiltrato nel governo qui sulla Terra, io partecipavo alle operazioni dei senzantenne al Centro aereo. Anche se in teoria avevamo gli stessi obiettivi, se ci fossimo sposati lo avrei ucciso la prima notte di nozze. Jem Lorry non lo sopportavo proprio.»

  «Come gran parte di noi» disse Kathleen. «Lorry voleva... accoppiarsi con me.»

  «Direi che è Lorry inumano, ma lui lo prenderebbe come un complimen-to» disse Gray. Parlò del tradimento di Lorry, e dell'inganno di Petty, delle squadriglie di navi senzantenne e della polizia segreta che avevano attaccato. «È stato un massacro. Ci siamo messi in salvo a stento.»

  «La Nonna è morta, Jommy.» Kathleen abbassò gli occhi. «È caduta cercando di difendere la sua casa. Ha usato il fucile...»

  Jommy chinò il capo. La vecchia pazza lo aveva costretto a compiere molte azioni terribili, ma lo aveva anche salvato a modo suo. Negli ultimi anni, mentre lui la guidava lontano dalla corruzione, la Nonna aveva cominciato a redimersi.

  Gray continuò: «Se tu non avessi lasciato il tuo aerorazzo nella rimessa, anche noi adesso saremmo là, sotto le macerie. Tutta la fattoria è stata distrutta. Quando siamo volati qui non c'erano che ruderi in fiamme.»

  Quando Kathleen alzò il mento, aveva un'aria assai coraggiosa, e Jommy sentì di amarla più che mai. «Almeno Lorry è rimasto ucciso, vittima del suo stesso tradimento... e anche Petty.»

  Jommy non provò tristezza alcuna sentendo la notizia. «Un cacciatore di slan in meno di cui preocc
uparsi.»

  Poi, proveniente dall'esterno della sala principale, si udì un rombo, uno schianto. Jommy si girò di scatto verso il grosso tunnel che il suo disintegratore aveva scavato nel terreno. Un piccolo veicolo blindato dalle gom-me spesse sbucò rumorosamente dalla galleria e si fermò in mezzo alla ba-se. Jommy e i compagni si affrettarono a portarsi al riparo mente il mezzo blindato si arrestava slittando di coda. Jommy vide l'insegna del martello e della ragnatela della polizia segreta sulla fiancata.

  Un John Petty malconcio aprì con un calcio la portiera del veicolo e ruzzolò fuori. Si drizzò, la giacca nera lacera e sporca di sangue, la faccia macchiata di fuliggine, i capelli scarmigliati. Fissò torvo Gray e Kathleen.

  Quando scorse Jommy la sua espressione diventò una maschera di dispiacere ancor più contorta. «Nessuno rimane mai morto del tutto?»

  «Parla per te» replicò Kathleen.

  Il cacciatore di slan s'infilò nel veicolo e trascinò fuori un altro corpo, la-sciandolo cadere senza tante cerimonie sul pavimento di pietra del nascondiglio. Mentre il corpo si accasciava a faccia in giù, le braccia distese, Jommy vide che gli avevano sparato nella schiena.

  Si trattava di Jem Lorry. Joanna guardò il cadavere, ma senza sofferenza.

  «No, non è un regalo per voi» disse Petty. «E un trofeo per me. Forse lo farò imbalsamare e lo appenderò nella mia base, da cui guiderò la riconquista della Terra... per gli umani. Ho ucciso Lorry mentre i senzantenne continuavano ad attaccare la fattoria. Gli ho sparato apposta per scherno!

  Ho preso uno dei veicoli della polizia segreta che erano già stati schierati nella zona, ma l'autista è stato colpito nel fuoco incrociato.»

  «Così te ne sei andato tranquillamente?» chiese Jommy.

  Petty si strinse nelle spalle. «Presumo che ormai il combattimento sia finito, anche se non so chi sia il vincitore.»

 

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