Slan Hunter

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Slan Hunter Page 24

by Kevin J. Anderson


  «Traditori della polizia segreta o invasori senzantenne... non credo di preferire nessuna delle due fazioni» commentò Gray.

  Jommy fissò truce il cacciatore di slan. «Come hai fatto a raggiungere questa base?»

  Kathleen si girò subito verso Jommy. «Io non gli ho detto nulla. Ed è impossibile che lui abbia letto gli appunti di tuo padre o decifrato il codice.»

  Petty sembrava divertito. «Perché prendersi tanto disturbo? Ho sempre saputo di questa base. Infatti la mia polizia segreta e io abbiamo estratto un sacco di cose utili proprio sotto il tuo naso, presidente Gray.»

  Jommy marciò verso il cacciatore di slan, che si infilò di nuovo nel mezzo blindato per prendere una grossa pistola. «Fermo dove sei, Cross. Sono al corrente dei tuoi trucchi mentali fin dall'inizio.»

  «Trucchi mentali? Non devi più preoccuparti di quelli» fece Jommy.

  Petty notò le antenne mozze, e sbottò in una risata sguaiata. «Be', hai avuto ciò che meritavi!»

  Jommy non si scompose, però. «Questo era il laboratorio di mio padre, e noi lo abbiamo scoperto grazie ai suoi appunti e ai suoi documenti. Ma tu come hai fatto a sapere di questa base?»

  Impugnando l'arma, il cacciatore di slan li guardò freddamente. «Sì, era il laboratorio di tuo padre, ed ecco come ho fatto a scoprirlo... perché l'ho ucciso io tuo padre.»

  40

  La rivelazione echeggiò più forte di uno sparo nelle orecchie di Jommy.

  Un'interferenza cremisi si formò attorno al suo campo visivo, avvicinandosi da ogni parte come nubi temporalesche fatte di sangue ribollente. Alla fine il giovane con uno sforzo fece uscire le parole dalla gola serrata. «Avevo già un sacco di ragioni per odiarti, John Petty, ma adesso mi hai dato un motivo più che sufficiente per ucciderti.» Avanzò verso di lui divorato da una rabbia malsana.

  Jommy non aveva mai conosciuto i particolari esatti della morte del padre. Sua madre gli aveva detto che gli avevano sparato alla schiena, ma si era rifiutata di aggiungere altro. Jommy ricordava solo di essere stato in fuga con lei per tre anni, mentre la madre cercava di mantenere in vita il ragazzino a ogni costo. Peter Cross aveva consentito loro di sopravvivere.

  «Sì, l'ho ucciso io.» Il cacciatore di slan spostò la pistola che impugnava con la destra, puntandola in mezzo agli occhi di Jommy. Trovava spassosa la reazione del giovane a quella rivelazione, oltre alla sua attuale incapacità di battersi. «La mia polizia segreta e io abbiamo massacrato tutti gli slan che si trovavano in questa base. È stato uno degli ultimi covi di mutanti che abbiamo dovuto distruggere. Perché pensi di avere trovato soltanto enclave vuote in tutte le tue ricerche? Perché la mia polizia segreta sapeva della loro esistenza e le ha spazzate via! Le abbiamo saccheggiate, e ne abbiamo lasciate alcune come esca. Credimi, gli slan ancora vivi dopo le irruzioni, come te e tua madre, fondamentalmente non avevano nessuna importanza per noi.»

  Jommy avanzò di un altro passo, come se l'arma di Petty non potesse nuocergli. Gray era più calmo, parlò con voce più dura. «E come ci sei riuscito, esattamente, Petty? In qualità di capo della polizia segreta lavoravi per me. Perché non hai informato il tuo presidente?»

  «Oh, devo averlo informato con una comunicazione finita chissà dove...

  o forse mi sono semplicemente dimenticato di farlo.» Petty sogghignò.

  «Peter Cross sapeva di essere braccato. Tutti gli slan sapevano di essere braccati. Per anni abbiamo cercato di seguire i loro movimenti. Riusciva-mo a uccidere qualche slan solitario ogni tanto, il che rappresentava per noi una grande pubblicità, ma non eravamo proprio capaci di catturarne uno vivo per interrogarlo come si deve.» Guardò Jommy. «Ma abbiamo avuto sentore degli spostamenti di tuo padre e abbiamo allestito una trappola elaborata. Abbiamo preparato un'imboscata con più di cento agenti della polizia segreta, perché sapevamo che osso duro sarebbe stato.» Gli occhi di Petty assunsero un'espressione sognante, mentre il cacciatore di slan ricordava i suoi giorni di gloria.

  «Quando finalmente lo abbiamo individuato, lo abbiamo circondato, sbarrando quelle che pensavamo fossero tutte le sue vie di fuga. Alla fine, quando era bene a tiro, ho ordinato a uno dei miei cecchini di eliminarlo.»

  Scosse la testa. «Cross si è beccato una pallottola nella spalla. Sanguinava parecchio, ma è entrato in un palazzo. Lo abbiamo seguito, ma in qualche modo lui è sceso nell'interrato, poi ha raggiunto in ascensore un piano alto.

  È tornato giù di corsa per una dozzina di rampe di scale, ha trovato un'uscita di sicurezza. All'inizio, grazie alle gocce di sangue era facile inseguirlo, ma la sua ferita d'arma da fuoco si è rimarginata così in fretta che abbiamo perso quel vantaggio. Tre dei miei agenti lo hanno intrappolato in un garage appena prima che scappasse in strada. Cross li ha uccisi tutti e tre: ha rotto il collo ai primi due e gli ha rubato le armi, poi ha sparato al terzo. Davvero notevole, sì."»

  «Dunque mio padre è fuggito» disse Jommy, provando una contentezza macabra.

  «In un certo senso, sì. Ma faceva parte del piano. Non ero così ingenuo da credere che lo avremmo catturato così facilmente.»

  «Facilmente?» strillò Anthea. Per una donna che aveva vissuto un'esistenza normale a Centropolis, le tattiche brutali della polizia segreta erano una rivelazione. «Contro cento uomini armati di tutto punto?»

  «Sì, facilmente. Stiamo parlando di slan, signora. È per questo che sono una tale minaccia per il nostro modo di vivere.»

  «Il tuo modo di vivere» disse Joanna, sbuffando. Sembrava ancora di-sposta a lottare per Jommy, sebbene lui amasse un'altra.

  «Come sarebbe a dire, faceva parte del piano?» chiese Kathleen.

  Sempre furioso, Jommy rimase in silenzio, in attesa di un momento propizio per balzare sul cacciatore di slan e disarmarlo.

  «Il proiettile del cecchino conteneva un microtracciante. Volevo che Cross fuggisse, perché essendo ferito e spaventato avrebbe cercato rifugio dai suoi simili. Ci ha evitato per più di un giorno, lasciando false piste e sottraendosi agli inseguitori che io gli lasciavo vedere. Intanto avevamo il segnale e potevamo seguirlo. Cross è venuto qui, in questa base laboratorio.»

  «Comunque questo posto è una fortezza» disse Gray. «Gli slan l'hanno presidiato per secoli senza che gli umani normali lo scoprissero. È impossibile che siate entrati tranquillamente.»

  Petty sorrise ancora agitando la pistola. «È a quel punto che si è verifica-to il secondo evento fortuito. Io avevo deciso di sferrare un attacco fronta-le, anche a costo di perdere un centinaio di uomini. Un prezzo basso da pagare per cancellare l'ultimo covo di slan.» Si strinse nelle spalle. «Ma non è stato necessario farlo. Una volta scoperto dove si era nascosto Cross, abbiamo potuto organizzare una stretta sorveglianza. Dopo settimane di controllo costante, un giovane slan, un ragazzo di poco più di tredici anni, è uscito alla chetichella dal nascondiglio una notte, a tarda ora. Aspettavamo proprio un'occasione del genere. La nostra trappola è scattata. Abbiamo fatto esplodere un candelotto di gas soporifero davanti al ragazzo. Avrebbe steso un elefante, ma a lui non ha fatto quasi effetto. Il ragazzo aveva i riflessi un po' appannati, ma ha lottato lo stesso. Gli abbiamo gettato addosso delle reti elettrificate. Una quindicina dei miei cacciatori di slan erano impegnati nella mischia. Ci sono voluti tre dardi anestetici per abbat-terlo. Un tredicenne! Abbiamo subito portato il ragazzo nelle nostre sale interrogatori. Camere blindate, stanze sigillate autonome nel grande palazzo dove i miei scienziati potevano svolgere il loro lavoro riservato. Nemmeno il presidente Gray sapeva della loro esistenza.» John Petty sorrise.

  Joanna Hillory gli rivolse un sorriso freddo: «Sì, abbiamo scoperto una delle camere blindate tra le macerie. Abbiamo perfino trovato delle persone ancora all'interno... due persone e mezza, per essere precisi. Non erano in condizioni tanto buone.»

  «E cosa avete fatto al prigioniero?» chiese Gray, tornando in argomento.

  «Lo abbiamo torturato, naturalmente. Abbiamo usato tutti i metodi estremi di interrogatorio che conoscevamo e alla fine abbiamo spezzato la sua volontà. Tuo padre e i suoi compagni slan non sapevano nemmeno d
i avere un traditore in mezzo a loro.»

  «Come... come avete fatto a piegare il ragazzo?» chiese Kathleen. «Cosa avete fatto a quel poveretto?»

  «Abbiamo usato droghe e privazione del sonno. Abbiamo provato am-plificatori di dolore sonici. Ma la cosa più efficace è stata l'applicazione di fili elettrici scoperti alle antenne. La scossa si è rivelata dolorosissima.

  Dopo due giorni di trattamento il ragazzo era una pozza di gelatina, disposto a fare tutto quello che gli chiedevamo e pronto a credere a tutto quello che gli promettevamo.»

  «Sei un mostro» ringhiò Anthea.

  «Sono un vincente. Il mio compito consisteva esattamente in quello...

  vero, presidente? Tu chiudevi sempre un occhio quando ti faceva comodo.»

  Gray non replicò.

  «Il traditore ci ha fornito i percorsi di accesso e i codici di sicurezza necessari. Abbiamo preparato il grande assalto, cinquanta dei miei cacciatori di slan più fidati, armati di tutto punto. Avevo anche un piano di riserva...

  cinquecento agenti pronti a fare irruzione se le cose per noi avessero preso una brutta piega. Ma non è stato necessario il loro intervento. Il nostro giovane traditore ha svolto il suo compito alla perfezione, aprendoci la strada. Gli slan pensavano di essere al sicuro, tranquilli nei loro letti, quando abbiamo fatto irruzione. Ah! È stato meraviglioso!»

  Jommy non staccò gli occhi da Petty, ma Anthea guardò la grande sala attorno a lei, le bruciature e i fori di proiettile sui muri e sul pavimento.

  «Così li avete uccisi tutti» sussurrò.

  «Non dico che sia stato facile. Gli slan hanno opposto una resistenza accanita... ho perso venti uomini, ma alla fine a furia di sparare li abbiamo abbattuti.» Il cacciatore di slan rivolse il proprio sorriso a Jommy. «Ricordo tuo padre. Stava lavorando nel suo laboratorio cercando di capire il fun-zionamento dell'antico macchinario di Samuel Lann. Un macchinario dia-bolico. Chissà che strano apparecchio è?» Indicò l'alta apparecchiatura ronzante. «Cross è stato uno degli ultimi a cadere, e io sono rimasto davvero colpito vedendolo combattere così bene, considerando che aveva ancora una pallottola conficcata nella spalla.»

  Gray incrociò le braccia sul petto. «Un'operazione notevole, Petty.

  Com'è che non ne ho mai sentito parlare?»

  «Intendevo fare un comunicato in grande stile, mostrare al mondo intero come gli slan si nascondessero ancora tra noi. Poi però mi sono reso conto di quante cose avrei potuto apprendere da questa base sotterranea e ho tenuto segreta l'operazione. Abbiamo tolto i corpi dei miei uomini, ma abbiamo lasciato gli slan morti dov'erano. Un'esca. Sapevamo alla fine che gli slan sarebbero tornati.»

  «Ma avete lasciato qui tutta questa tecnologia» disse Gray. «Perché non avete riferito nulla?»

  «Avevamo già trovato parecchi nascondigli slan... come quello dove Jommy ha conosciuto Kathleen.»

  «Dove tu le hai sparato, ammazzandola.»

  «Smettila di lamentarti. Adesso Kathleen sta bene. La verità è che le mie squadre avevano già analizzato tanti nascondigli e sapevamo cosa aspettar-ci. I miei esperti hanno trascorso giorni quaggiù studiando appunti e co-piando tecnologia, ma la maggior parte del materiale era incomprensibile.

  Proprio come in tutti gli altri posti. Alla fine ce ne siamo andati. I cadaveri degli slan cominciavano a puzzare ed era difficile concentrarsi sul lavoro.»

  Petty fece una smorfia.

  «Li avete lasciati qui a marcire?» Kathleen era sbigottita.

  «Serviva a mantenere la veridicità della scena. Ho tenuto d'occhio la ba-se. Era come un pezzo di formaggio in una trappola per topi, sapevo che prima o poi sarebbero venuti altri slan.» Petty indicò con un gesto tutti i presenti. «Guardate quanti topi ho preso! Solo non mi aspettavo che il mondo finisse nel frattempo.»

  Anche senza le antenne Jommy era stato temprato come l'acciaio dalle sue traversie. Drizzò le spalle e guardò negli occhi il cacciatore di slan.

  «Usare i traditori, la tortura e armi soverchianti... sembri molto bravo a sconfiggere le persone quando hai un vantaggio ingiusto.»

  «Sono molto bravo a vincere. È quel che conta.»

  «Quindi non sei capace di vincere in un combattimento ad armi pari, è questo che stai dicendo?»

  «Non è mai un combattimento ad armi pari, contro gli slan.»

  «Lo è, adesso.» Jommy gli si avvicinò talmente che Petty dovette fare un passo indietro, continuando a puntare la pistola. «Le mie antenne sono state tagliate. Non ho più i poteri mentali che tu temi tanto. Siamo solo noi due. La tua polizia segreta ha ammazzato i miei genitori. Tu hai sparato a Kathleen, la donna che amo.» Jommy alzò i pugni. «Vuoi batterti con me, adesso?»

  Petty rise ancora, ma questa volta era una risata nervosa. «Perché mai dovrei farlo? Ho già vinto.»

  Joanna sbuffò sarcastica. «Uno strano modo di definire la vittoria... il tuo pianeta conquistato, il tuo governo sciolto, le città distrutte, la tua polizia segreta spazzata via mentre tu ti nascondi qui, sottoterra. Sì, Petty, pare proprio che tu abbia vinto.»

  Con un ringhio difensivo, Petty posò la pistola su un tavolo da laboratorio vicino al suo veicolo blindato. Si girò verso Jommy. «Lei ha ragione, sai, per quanto io detesti ammetterlo. Ormai è tutto inutile. Ho ucciso Lorry, ma i senzantenne continuano ad arrivare. Non possiamo affrontarli, in poco tempo ci spazzeranno via tutti... ma questo lo farò per mia soddi-sfazione personale.» Alzò i pugni anche lui. «Mi bastano le mie mani per sistemarti una volta per tutte, Jommy Cross.»

  Jommy sostenne lo sguardo del cacciatore di slan. «Sono pronto.»

  Cominciarono a girare in tondo, lentamente. Joanna e Kathleen indie-treggiarono verso il mezzo blindato. Anthea osservava circospetta accanto a Kier Gray.

  Jommy sapeva che il capo della polizia segreta era esperto nel combattimento corpo a corpo, mentre lui non aveva mai ricevuto un addestramen-to vero e proprio. Tuttavia la Nonna lo aveva trasformato in un giovanotto battagliero che sapeva badare a se stesso. Ora come ora la cosa che desiderava maggiormente era stringere le mani attorno alla gola di Petty.

  Sferrò un pugno, si chinò per schivare quando l'avversario rispose, poi si ritrasse e alzò la guardia. Sogghignando, il cacciatore di slan disse: «Perché queste finezze? Non è un incontro ufficiale di boxe.» E si avventò su Jommy dandogli una testata nell'addome, colpendolo abbastanza forte da mozzargli il respiro.

  Sforzandosi di riprendere fiato, Jommy gli diede un pugno sulla schiena.

  I due uomini si avvinghiarono, si separarono, poi si scagliarono di nuovo l'uno addosso all'altro. Jommy non aveva le antenne, non poteva leggere il pensiero di Petty e scoprire che mosse intendesse fare l'avversario. Si difese con furia felina.

  Petty assestò un pugno all'occhio sinistro di Jommy. Un'esplosione di dolore fece vacillare all'indietro il giovane. Jommy scosse la testa per schiarire la vista, ma le palpebre cominciarono a gonfiarsi e a chiudersi.

  Petty menò un fendente con la mano aperta e le dita piegate cercando di usare le unghie per colpire l'altro occhio, ma Jommy gli afferrò il polso.

  Tirò, strappando quasi il braccio dell'avversario dall'articolazione, e fece ruzzolare sul pavimento Petty. Scuotendo ancora la testa, Jommy riacquistò l'equilibrio. Arretrò, consentendo a Petty di rialzarsi in piedi.

  Il cacciatore di slan si alzò, flettendo il braccio indolenzito. Guardò il giovane con un'espressione perplessa. «Si seguono le regole e la correttez-za? Qual è il tuo gioco, Cross?»

  «Pensi che battersi correttamente ed essere onorevoli sia un gioco? Mi rincresce per te, Petty.»

  Quelle parole mandarono in collera il cacciatore di slan, che si avventò di nuovo su Jommy mulinando a raffica i pugni. Parecchi colpi violenti centrarono il giovane alla spalla, nel torace. Uno gli rimbalzò perfino sul mento, ma Jommy ribatté con un primo montante rapido allo sterno, poi un secondo all'addome. E, mentre Petty cercava di riprendersi, Jommy lo colpì ancora alla mascella.

  Il cacciatore di slan barcollò all'indietro... e inciampò nel corpo di Jem Lorry. Perse l'equilibrio e
cadde sulla schiena, battendo la testa sul pavimento.

  Jommy gli balzò addosso, gli mise un piede sul petto, guardandolo torvo. «Dovrei ucciderti e basta, Petty. Lo meriti. Ma ti ho sconfitto... e questo è peggio. Non importa quanto vivremo, adesso, perché tu sai di essere stato superato da me.»

  Il cacciatore di slan agitò le mascelle come se cercasse le parole adatte per una replica rabbiosa. Jommy lo fissò torvo un'ultima volta, quindi tolse il piede dal petto dello sconfitto. «È finita. Nulla mi riporterà i miei genitori o annullerà tutto il male che hai fatto, però mi sono preso la rivincita.»

  Petty lo guardò in cagnesco mentre cercava di alzarsi, di riacquistare la propria dignità. Poi, muovendosi con la velocità di un serpente a sonagli che attacca, infilò la mano nella fodera della giacca nera sbrindellata ed estrasse una seconda pistola, una delle armi preferite della polizia segreta.

  «Forse nessuno di noi sopravviverà... ma io sicuramente vivrò più di te.»

  Solo a qualche decina di centimetri dal cacciatore di slan e dalla sua pistola, Jommy provò a gettarsi a terra per evitare il colpo. Il rumore dello sparo echeggiò assordante nel nascondiglio sotterraneo. Kathleen urlò, precipitandosi in avanti.

  Poi John Petty si torse, ebbe degli spasmi e stramazzò prono sul pavimento di pietra. La pistola gli cadde di mano, la testa si piegò da una parte.

  Batté le palpebre, sotto shock. Da una grande ferita su un lato del torace sgorgava sangue. Petty boccheggiava, gorgogliava.

  Kathleen posò di nuovo l'altra arma di Petty sul tavolo. «È quel che meritava» disse sbrigativa. «È quello che ha fatto a me.»

  Corse da Jommy, lo abbracciò e lo strinse così forte da mozzargli quasi il respiro.

  41

  La gigantesca flotta d'occupazione senzantenne era in arrivo. La Terra era condannata.

  Jommy e i suoi quattro compagni si riunirono nella sala di controllo per studiare le immagini inviate dalle piccole sonde sentinella slan che orbita-vano nello spazio al di là della Luna. Il brillante sfondo lunare riempiva la maggior parte dei visori, il suo paesaggio arido rifletteva la luce dorata del sole. Le montagne e i crateri erano bruciati dalla radiazione solare non fil-trata durante il mezzo mese di fase diurna, e gelati da un freddo micidiale il resto del tempo.

 

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