Selected Poems of Giovanni Pascoli

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Selected Poems of Giovanni Pascoli Page 9

by Giovanni Pascol


  mi cantano, Dormi! sussurrano,

  Dormi! bisbigliano, Dormi!

  là, voci di tenebra azzurra . . .

  Mi sembrano canti di culla,

  che fanno ch’io torni com’era . . .

  sentivo mia madre . . . poi nulla . . .

  sul far della sera.

  My Evening

  The day was filled with lightning

  but now come the stars,

  mute stars. In the fields,

  the frogs jabber, and the poplar leaves

  shake with delicate joy.

  Such lightning today!

  The entire sky breached. And now

  this peace, dusk.

  In a sky so raw and alive,

  stars themselves ought to open.

  Beside the cheerful frogs,

  a stream sobs in monotone.

  Of all that dark brawl,

  and those sharp gusts,

  a weeping sweetness remains

  in the wet dusk.

  It ended, that endless storm—

  in a singing stream.

  That fragile lightning left

  a bruise-hued mist.

  Rest, grief. The darkest

  of the day’s clouds seem

  the most exquisite pink

  late in the dusk.

  Swallows fly in jumbled loops

  and cry in the mild air.

  Hunger makes them linger

  over dinner. Today the chicks

  in nests weren’t given even

  their scant share . . . nor I . . .

  And this flying, and crying

  in the lucid dusk.

  Bells from the church tower . . .

  call me to sleep. Lulling, they sing

  to me, Sleep. Sleep, the bells ring

  in a voice of blue shadow. They seem

  as I listen like lullabies, lulling me back

  to the world as it was . . . I could just

  hear my mother . . . then nothing . . .

  on the cusp of dusk.

  Le rane

  Ho visto inondata di rosso

  la terra dal fior di trifoglio;

  ho visto nel soffice fosso

  le siepi di pruno in rigoglio;

  e i pioppi a mezz’aria man mano

  distendere un penero verde

  lunghesso la via che si perde

  lontano.

  Qual è questa via senza fine

  che all’alba è sì tremula d’ali?

  chi chiamano le canapine

  coi lunghi lor gemiti uguali?

  Tra i rami giallicci del moro

  chi squilla il suo tinnulo invito?

  chi svolge dal cielo i gomitoli

  d’oro?

  Io sento gracchiare le rane

  dai borri dell’acque piovane

  nell’umida serenità.

  E fanno nel lume sereno

  lo strepere nero d’un treno

  che va . . .

  Un sufolo suona, un gorgoglio

  soave, solingo, senz’eco.

  Tra campi di rosso trifoglio,

  tra campi di giallo fiengreco,

  mi trovo; mi trovo in un piano

  che albeggia, tra il verde, di chiese;

  mi trovo nel dolce paese

  lontano.

  Per l’aria, mi giungono voci

  con una sonorità stanca.

  Da siepi, lunghe ombre di croci

  si stendono su la via bianca.

  Notando nel cielo di rosa

  mi arriva un ronzìo di campane,

  che dice: Ritorna! Rimane!

  Riposa!

  E sento nel lume sereno

  lo strepere nero del treno

  che non s’allontana, e che va

  cercando, cercando mai sempre

  ciò che non è mai, ciò che sempre

  sarà . . .

  Frogs

  I saw the land flooded with waves

  of red clover, saw thorn bushes

  bloom in soft furrows.

  I saw, midair, the poplars

  unraveling: a narrow green fringe

  by a road that travels

  and thins, to dissolve

  far away . . .

  What road is this, endless

  and wing-filled at daybreak?

  Who waits for the warblers’

  one-note, wistful call?

  Whose quick, tinny voice

  comes from mulberry branches

  and who spills skeins of gold

  from the sky?

  I can hear the frogs croak

  in the wet, even calm

  of freshly grooved gullies

  of rain. In the calm light,

  they speak the black screech

  of a train as it leaves . . .

  A whistle sounds out, with no echo.

  Between the high waves

  of red clover, I find myself here.

  Here, between fields of fenugreek,

  here—I find myself here, where churches

  gleam white between fields

  of green; I am here, in my town

  far away.

  Voices reach me through air,

  sounding tired. From hedges,

  long shadows of crosses

  spread across the white road.

  Swimming inside the pink hues

  of the sky, the pulsing bells

  say, Come back to us.

  Stay.

  And inside the calm light

  I can hear the black screech

  of a train that still searches

  forever, to find

  what is never, and always

  will be . . .

  Casa mia

  Mia madre era al cancello.

  Che pianto fu! Quante ore!

  Lì, sotto il verde ombrello

  della mimosa in fiore!

  M’era la casa avanti,

  tacita al vespro puro,

  tutta fiorita al muro

  di rose rampicanti.

  Ella non anche sazia

  di lagrime, parlò:

  “Sai, dopo la disgrazia,

  ci ristringemmo un po’ . . .”

  Una lieve ombra d’ale

  annunzïò la notte

  lungo le bergamotte

  e i cedri del viale.

  “ci ristringemmo un poco,

  con le tue bimbe; e fanno . . .”

  Era il suo dire fioco

  fioco, con qualche affanno.

  S’udivano sussurri

  cupi di macroglosse

  su le peonie rosse

  e sui giaggioli azzurri.

  “Fanno per casa (io siedo)

  le tue sorelle tutto.

  Quando così le vedo,

  col grembiul bianco, in lutto . . .”

  Io vidi allor la mia

  vita passar soave,

  tra le sorelle brave,

  presso la madre pia.

  Dissi: “Oh! restare io voglio!

  Vidi nel mio cammino

  al sangue del trifoglio

  presso il celeste lino.

  Qui sperderò le oscure

  nubi e la mia tempesta,

  presso la madre mesta,

  tra le sorelle pure!

  Lavorerò di lena

  tutto il gran giorno; e sento

  ch’alla tua parca cena

  m’assiderò contento,

  quando dal mio lavoro,

  o la tua lieve mano

  od il vocìo lontano

  mi chiamerà, di loro.

  E sarò lieto e ricco

  io delle mie fatiche,

  quando ogni tenue chicco

  germinerà tre spiche.

  E comprerò leggiadre

  vesti alle mie fanciulle,

  e l’abito di tulle

  alla lor dolce madre”

  Così dicevo: in tanto

  ella piangea più forte,

  e gocciolava il pianto

  per le sue guancie smorte.

  S’udivano
sussurri

  cupi di macroglosse

  su le peonie rosse

  e sui giaggioli azzurri.

  “Oh! tu lavorerai

  dove son io? Ma dove

  son io, figliuolo, sai,

  ci nevica e ci piove!”

  Una lieve ombra d’ale

  annunzïò la notte

  lungo le bergamotte

  e i cedri del viale.

  “Oh! dolce qui sarebbe

  vivere? oh! qui c’è bello?

  Altri qui nacque e crebbe!

  Io sto, vedi, al cancello”

  M’era la casa avanti,

  tacita al vespro puro,

  tutta fiorita al muro

  di rose rampicanti.

  Home

  My mother stood by the gate.

  She was sobbing. For hours

  she cried under the mimosa’s

  green tent, covered in flowers.

  Before me the house

  at dusk remained quiet,

  climbing roses

  in bloom on the walls.

  Not tired of tears

  she said: “We had

  to cut back . . . after

  what happened. You know . . . ”

  A slight shadow of wings

  announced nightfall

  along the avenue’s

  bergamot and lemon trees.

  “We cut back, the girls

  and I, and they”—her voice

  gave way to sighs,

  interrupting her breath.

  In the silence now,

  I could hear the dark flutter

  of hummingbird moths

  on irises and red peonies.

  “They do it all, your sisters.

  I rest. Seeing them like this—

  bereaved, and with aprons

  knotted, white . . .”

  I saw then my life

  play out easily, simply,

  between my good sisters

  and selfless, pure mother.

  I told her, “I want to stay.”

  I saw it all clear in the path

  by the clover’s blood red

  that edged the blue linseed.

  “I’ll scatter and banish

  the rain clouds, my storm,

  stay near my chaste sisters,

  and sad, wistful mother

  and I’ll work without pause

  for the whole of each day

  and be glad for the meal,

  no matter how small

  when I’m called back

  from work by your delicate

  hand, or their chatter

  I’ll hear in the distance.

  I’ll be cheerful, and thrive:

  from hard work I’ll get rich

  once each seed of wheat sprouts

  at least three golden ears

  and I’ll buy the girls

  stylish and elegant clothes

  and their mother a gown

  wrapped in layers of tulle . . .”

  I kept talking like this

  as my mother continued

  to weep. Tears fell

  down colorless cheeks.

  In the silence now,

  I could hear the dark flutter

  of hummingbird moths

  on irises and red peonies.

  “You’ll work here,

  where I am?

  But it rains here,

  my sweet boy, and snows.”

  A slight shadow of wings

  announced nightfall

  along the avenue’s

  bergamot and lemon trees.

  “It seems great to live here?

  Others here were once born;

  others here once grew up.

  I stay, as you see, by the gate.”

  Before me the house

  remained quiet at dusk,

  climbing roses

  in bloom on the walls.

  Il bolide

  Tutto annerò. Brillava, in alto in alto,

  il cielo azzurro. In via con me non c’eri,

  in lontananza, se non tu, Rio Salto.

  Io non t’udiva: udivo i cantonieri

  tuoi, le rane, gridar rauche l’arrivo

  d’acqua, sempre acqua, a maceri e poderi.

  Ricordavo. A’ miei venti anni, mal vivo,

  pensai tramata anche per me la morte

  nel sangue. E, solo, a notte alta, venivo

  per questa via, dove tra l’ombre smorte

  era il nemico, forse. Io lento lento

  passava, e il cuore dentro battea forte.

  Ma colui non vedrebbe il mio spavento,

  sebben tremassi all’improvviso svolo

  d’una lucciola, a un sibilo di vento:

  lento lento passavo: e il cuore a volo

  andava avanti. E che dunque? Uno schianto;

  e su la strada rantolerei, solo . . .

  no, non solo! Lì presso è il camposanto,

  con la sua fioca lampada di vita.

  Accorrerebbe la mia madre in pianto.

  Mi sfiorerebbe appena con le dita:

  le sue lagrime, come una rugiada

  nell’ombra, sentirei su la ferita.

  Verranno gli altri, e me di su la strada

  porteranno con loro esili gridi

  a medicare nella lor contrada,

  così soave! dove tu sorridi

  eternamente sopra il tuo giaciglio

  fatto di muschi e d’erbe, come i nidi!

  Mentre pensavo, e già sentìa, sul ciglio

  del fosso, nella siepe, oltre un filare

  di viti, dietro un grande olmo, un bisbiglio

  truce, un lampo, uno scoppio . . . ecco scoppiare

  e brillare, cadere, esser caduto,

  dall’infinito tremolìo stellare,

  un globo d’oro, che si tuffò muto

  nelle campagne, come in nebbie vane,

  vano; ed illuminò nel suo minuto

  siepi, solchi, capanne, e le fiumane

  erranti al buio, e gruppi di foreste,

  e bianchi ammassi di città lontane.

  Gridai, rapito sopra me: Vedeste?

  Ma non v’era che il cielo alto e sereno.

  Non ombra d’uomo, non rumor di péste.

  Cielo, e non altro: il cupo cielo, pieno

  di grandi stelle; il cielo, in cui sommerso

  mi parve quanto mi parea terreno.

  E la Terra sentii nell’Universo.

  Sentii, fremendo, ch’è del cielo anch’ella.

  E mi vidi quaggiù piccolo e sperso

  errare, tra le stelle, in una stella.

  The Meteor

  Blackout. Above me the sky shone a pale, clear blue.

  No one was there, no one near— except you,

  faraway Rio Salto, who flowed past my home.

  I didn’t hear you. All I heard was your road crew

  of frogs, out announcing the water and always

  more water to pulp mills and farms.

  I thought of the past. I recalled how,

  at twenty, still fearful of life, I felt I’d die too

  in some blood-spattered way. And alone,

  late at night, I would come to this path

  where my enemy might lie in wait in the dark.

  I walked slowly, so slowly, my heart

  in my throat while I feigned perfect calm

  so he would see I was brave (though

  I’d startle at wind, or a firefly’s spark):

  slowly, I crept, and my heart leapt ahead.

  And what then? A crash—laid out flat

  on the path, I’d be gasping, alone . . .

  but not alone. The graveyard is near.

  Memorial lamps dimly kindling stones.

  My mother would come, a hand

  brushing my skin, and I’d feel her tears

  on my wound like cool dew in the dark.

  The others, too, will draw nearer

  and gather me up from the path

  and with faint
cries, they’ll carry me off

  to their land, and they’ll care for me

  there—where you smile unending

  above your sloped pallet now padded

  with mosses and grass, like a nest.

  And musing I heard (beyond grapevines

  and next to the edge of a ditch, by an elm)

  a rough hiss, and a flash, a blast . . . blasting

  open, and glowing, and falling, fallen

  from the infinite flicker of stars:

  a globe of gold that dove mutely toward fields

  as if diving toward empty layers of mist,

  itself empty as mist—and inside

  its instant, it lit all the hedges

  and trenches and huts, and clusters

  of forest, and night-drifting rivers

  and the white, towered towns in the distance.

  Enraptured, I asked: Did you see?

  But there was only the sky, high and serene.

  Not the sound of a step, or silhouette.

  The sky, nothing more: dark sky,

  surging with huge stars; a sky in which

  it seemed the world had been submerged.

  And I felt the earth inside the universe.

  Shaking, I felt earth as part of the sky. And saw

  myself down here, bewildered and small,

  wandering on a star among stars.

  from Diario autunnale

  Bologna, 2 novembre

  Per il viale, neri lunghi stormi,

  facendo tutto a man a man più fosco,

  passano: preti, nella nebbia informi,

  che vanno in riga a San Michele in Bosco.

  Vanno. Tra loro parlano di morte.

  Cadono sopra loro foglie morte.

  Sono con loro morte foglie sole.

  Vanno a guardare l’agonia del sole.

  from Autumn Diary

  Bologna, November 2

  Up the path, the long black flocks

  pass, and darken sidewalks:

  rows of priests, blurred by mist,

  climbing toward St. Michael in the Woods.

  Among themselves they talk about the dead.

  Around their heads the leaves are drifting, dead.

  All that stays beside them are the leaves.

  They’ve come to watch the sunlight leave.

  Torre di San Mauro.

  Notte dal 9 al 10 novembre

  Dormii sopra la chiesa della Torre.

  Cantar, la notte, udii soave e piano.

  Udii, tra sonno e sonno, voci e passi,

  e tintinnire il campanello d’oro,

  ed un fruscìo di pii bisbigli bassi,

  ed un ronzìo d’alte preghiere in coro,

  ed una gloria d’organo canoro,

  che dileguava a sospirar lontano.

  A sospirar così soave e piano!

 

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