Slan Hunter

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Slan Hunter Page 9

by Kevin J. Anderson


  Rimasta sola, Anthea aprì i libri e cominciò a scorrerli. Le era sempre piaciuto leggere ma, adesso, dopo avere avuto il bambino, dopo avere scoperto chi era lei e che cos'era, le era scattato qualcosa nella testa. Sbalordita, si rese conto che in pochi minuti aveva scorso completamente, e assimi-lato al punto di ricordare tutto, un intero volume di cinquecento pagine!

  I resoconti contenevano qualche sorpresa, ma in genere erano le stesse storie incendiarie che le avevano raccontato per tutta la vita. Diede un'occhiata al dorso di altri libri. Scelse un secondo volume e lo sfogliò, voltando le pagine così veloce che per poco non strappò la carta. Lesse quindi un terzo libro, Poi un quarto. Si sentiva come una spugna asciutta immersa in un secchio d'acqua.

  Anthea apprese come fossero apparse le prime mutazioni slan, bambini nati con antenne che amplificavano le loro facoltà telepatiche. Erano in grado di leggere il pensiero, di influenzare la gente. Anche i loro corpi erano più forti.

  La figura più importante in quelle testimonianze era il dottor Lann. Alcuni lo dipingevano come un genio, altri come una vittima della propria superbia, altri ancora lo definivano un grande intelletto malvagio che aveva provocato una valanga evolutiva che aveva causato miliardi di morti. I documenti non spiegavano con chiarezza se le mutazioni slan fossero av-venute in modo naturale o se Samuel Lann avesse creato una macchina o un raggio speciale che aveva prodotto i cambiamenti nei suoi tre figli, tra-sformandoli nei primi slan.

  Testimonianze contraddittorie indicavano che bambini dotati di antenne erano nati spontaneamente in tutto il pianeta, dai paesi civili alle regioni desolate primitive. In poco tempo gli slan cominciarono ad apparire ovunque. Si trovarono e misero al mondo dei figli. Nel giro di qualche generazione il loro numero era cresciuto abbastanza da indurre i loro leader a preparare dei piani in silenzio. Gli slan si infiltrarono in posti importanti dell'apparato governativo e industriale, e poi si impadronirono del mondo sostenendo che spettasse a loro il ruolo di padroni dei "semplici umani".

  Anthea rabbrividì mentre continuava a leggere. Lì accanto, al caldo e comodo, avvolto nella coperta, il piccino sembrava capace di assorbire tutto quello che la madre sapeva, assimilando tutte le nuove conoscenze apprese da lei.

  Il signor Reynolds, fischiando felice dato che stava facendo qualcosa di produttivo, tornò spingendo un carrello vuoto nella sala protetta fuori dalla massiccia porta blindata. Prese un altro carrello carico di libri e si allontanò, continuando a occuparsi delle proprie faccende. Anthea quasi non si accorse di lui, stava divorando con estremo interesse i resoconti davanti a lei.

  Dal punto in cui gli slan avevano compiuto la loro prima mossa contro l'umanità, le notizie diventavano molto meno obiettive. Anthea dubitava che qualcuna di quelle storie fosse del tutto vera. Prima un manipolo di te-orici del complotto denunciava gli slan come scherzi di natura e mostri.

  Poi, quando in centomila si impadronivano del mondo, gli slan dimostra-vano a tutti che le paure paranoiche si erano rivelate fondate: gli slan intendevano davvero ridurre in schiavitù l'umanità.

  Ma gli umani infuriati avevano formato una resistenza accanita. Anche se gli slan erano superuomini, centomila individui non potevano lottare contro una popolazione vendicativa di miliardi di persone.

  La devastazione da ambo le parti era stata spaventosa. Mentre le guerre divampavano, si spegnevano e tornavano a scoppiare, la Terra stessa fu sconvolta. Alla fine, dopo secoli di spargimento di sangue, gli slan erano stati sconfitti. I superstiti si erano nascosti, avevano costruito enclave segrete, basi protette da cui potevano proseguire con le loro trame insidiose (almeno così affermavano quei documenti). Alcuni dicevano che gli slan fossero andati nello spazio, forse su Marte, attendendo il momento oppor-tuno, ricostruendo le loro forze e preparandosi a un altro attacco. La tecnologia della Terra era stata così rallentata che gli umani non potevano nemmeno immaginare di varare un programma spaziale concertato.

  Di tanto in tanto uno slan veniva catturato e ucciso a Centropolis, confe-rendo credibilità ai timori che centinaia o migliaia di slan fossero ancora nascosti. La polizia segreta cantava vittoria in quei casi, orgogliosa di eliminare i malvagi infiltrati.

  Sembrava incontestabile che quei primi slan megalomani intendessero davvero dominare l'umanità, avessero cercato di impossessarsi del mondo e rendere schiavi gli altri. Ma questo era accaduto molti secoli fa. I pochi superstiti braccati avevano ancora intenzioni così ostili? E gli eventi fortuiti, come il suo bambino? Ogni creatura innocente nata con le antenne poteva essere condannata a morte per i peccati di padri dimenticati da tempo?

  Anthea scosse la testa e sollevò lo sguardo, constatando stupefatta che aveva terminato di leggere quattordici dei libri che si trovavano sul tavolo.

  Il signor Reynolds era tornato dopo aver vuotato i carrelli. Adesso stava sorridendo, chino sul bambino. Sussurrò paroline affettuose, accarezzan-dogli il naso, la fronte. Prima che Anthea potesse reagire, il bibliotecario scostò la coperta, scoprendo la testa del piccolo. «Ma guarda. Sei proprio un bel...»

  Poi Reynolds sussultò inorridito.

  Le minuscole antenne del bambino si erano drizzate, muovendosi come se spirasse una brezza lieve. Reynolds indietreggiò barcollando, fissando a bocca aperta le antenne slan. «Oh, santo cielo!»

  13

  I bombardieri dei senzantenne stavano già avvicinandosi al loro obiettivo.

  «Scendendo in profondità saremo più al sicuro» disse Kathleen.

  «Jommy, possiamo raggiungere il tuo veicolo da là?»

  «Sì, ci sono tunnel trasversali.» Grazie alla sua memoria perfetta, Jommy era in grado di visualizzare mentalmente tutto l'intrico di passaggi e percorsi delle mappe che aveva visto. «So di una vecchia galleria slan che passando sotto il fiume conduce sulla riva opposta.»

  Dopo che le guardie e gli uomini della polizia segreta si erano dispersi secondo gli ordini del loro capo, Petty teneva facilmente il passo degli altri tre. Jommy avrebbe voluto che il cacciatore di slan li avesse abbandonati, ma a quanto pareva Petty si fidava più degli slan che dei suoi quando si trattava di conoscere una via di fuga migliore. Petty indicò loro un ascensore ad alta velocità, ma la porta era chiusa e i comandi si rifiutavano di funzionare. Il capo della polizia segreta batté il pugno sul muro, frustrato.

  «Dobbiamo scendere, metterci al riparo!»

  Gray lo spinse da parte. «Questo è uno degli ascensori privati del palazzo, massima sicurezza, accesso limitato.» Fece scorrere una copertura metallica nascosta, rivelando una piastra traslucida e diversi pulsanti numera-ti. Accostò l'occhio sinistro aperto all'analizzatore e digitò un codice. Un raggio di luce gli esplorò la retina, rilevò l'impronta oculare, e confermò l'identità di Gray. L'ascensore ronzò, poi si aprì di scatto. « Sono il presidente, dopo tutto... qualunque cosa dica il signor Petty.»

  Il cacciatore di slan lo guardò in cagnesco.

  Jommy li sollecitò a sbrigarsi a entrare, quindi si volse verso il pannello di controllo. «Il trentottesimo piano dovrebbe essere il nostro punto di partenza migliore.» Batté il numero. La porta si chiuse e la cabina privata schizzò verso il basso.

  Appena qualche secondo dopo il palazzo fu sommerso da un'esplosione di luce e fiamme.

  Le onde d'urto colpirono la cabina dell'ascensore che stava scendendo, producendo un suono che diede loro l'impressione di essere intrappolati nella campana bronzea di una chiesa. La luce sul soffitto si spense. La cabina si fermò con uno scossone, uscendo dalle guide. Altre esplosioni rim-bombarono sopra di loro. I muri tremarono.

  «Brillante idea, Cross» disse Petty nell'oscurità. «Adesso siamo bloccati qui.»

  «Saremmo stati tutti più felici se fossi rimasto nel centro di comando e controllo» replicò Kathleen. «Perché ti sei scomodato a venire con noi?»

  «Non potevo permettere a tre slan di fuggire. Significherebbe venir me-no ai miei doveri.»

  Cercando di risolvere il problema che aveva di fronte e ignorando la conversazione animata, Jommy tastò con la punta delle dita la parete metallica. Trovò la fessura della porta
chiusa. «Dobbiamo forzare la porta, uscire da questa cabina, poi salire fino a un portello di accesso.» Stringendo con le dita e i palmi, premette con tutta la sua forza potenziata, impe-gnandosi finché la porta cominciò ad aprirsi. «Ecco... si sta muovendo!»

  Poi, con un cigolio improvviso, l'ascensore bloccato scese ancora lungo il pozzo, stridendo sulle guide con una pioggia di scintille. Rimasero in caduta libera per un attimo, precipitando. Attraverso la fessura che era riuscito ad aprire nella porta, Jommy vide scorrere velocissimo un piano, poi un altro, e un altro ancora, mentre l'ascensore impazzito acquistava velocità.

  Poi l'ascensore si arrestò con grande fracasso, sbattendo, restando di nuovo in equilibrio precario.

  «Siamo arrivati in fondo?» chiese Kathleen dopo un momento di silenzio frastornato. «Perché non ci siamo schiantati?»

  «Siamo ancora incastrati nel pozzo» disse Jommy. «Ma è una posizione instabile.»

  «Potevamo capirlo da soli» commentò sarcastico John Petty. «Forse siamo quasi in fondo.»

  «Ci sono almeno altri sessanta piani sotto di noi» disse Gray. «Io sugge-risco di uscire di qui prima di precipitare per il resto del pozzo.»

  Ricorrendo a tutta la sua forza, Jommy strattonò la porta e l'aprì ulteriormente. Le guide nel pozzo dell'ascensore erano state deformate in mo-do grave dal bombardamento che aveva devastato il palazzo parecchi piani più su. Una delle rotaie rotte si era piegata lateralmente. La cabina, scendendo, si era incastrata, rimanendo in equilibrio precario. Una sessantina di centimetri sopra di loro Jommy vide un altro portello che si apriva su un piano, la loro via d'uscita. «Kathleen, ti spingerò su. Puoi aprire la porta dal pozzo dell'ascensore.»

  Lei non esitò. Jommy fu sorpreso dalla facilità con cui era in grado di reggere il peso della ragazza. Mentre Kathleen si allungava attraverso la porta aperta, l'ascensore cigolò malsicuro. Se la cabina fosse precipitata adesso, Kathleen sarebbe stata tranciata in due.

  Kier Gray si portò sul lato opposto dell'ascensore per compensare lo spostamento di peso. Tutti sapevano che la cabina poteva staccarsi da un istante all'altro e cadere stridendo e sprizzando scintille per sessanta piani, fino a schiantarsi sul fondo con la violenza di una collisione asteroidale.

  Kathleen tese la mano e con la punta delle dita riuscì a toccare il comando del portello di emergenza. Si accesero delle luci. Il portello di emergenza scorse di lato con un ronzio sommesso, rivelando un corridoio bene illuminato da luci sul soffitto.

  Jommy diede un'altra spinta a Kathleen e la ragazza sgattaiolò fuori dall'ascensore, infilandosi nel portello. Una volta al sicuro chiamò il padre perché salisse. Mentre Gray si muoveva verso la porta aperta e il portello di emergenza, il nuovo spostamento di peso fece sì che l'ascensore cigolas-se di nuovo minaccioso.

  Senza mostrare il minimo segno di paura, Gray accettò l'aiuto di Jommy per arrampicarsi all'esterno, lasciando il giovane intrappolato nell'ascensore con il cacciatore di slan. Ansioso di non essere l'ultimo a uscire, Petty traballò verso la porta. Era sicuro che intendessero abbandonarlo... e a ragione. Petty sapeva schermare i propri pensieri abbastanza bene, ma nonostante ciò Jommy percepì il panico crescente che stava pervadendo il capo della polizia segreta.

  Mentre Petty attraversava la cabina, ci fu un sobbalzo vertiginoso e l'ascensore si abbassò di una trentina di centimetri. John Petty s'irrigidì, ter-rorizzato, rifiutandosi di fare un altro passo.

  Jommy lo fissò. «Dobbiamo starcene qui a guardarci in faccia finché l'ascensore non precipiterà in fondo al pozzo, o hai intenzione di muoverti e uscire?»

  Petty non ebbe bisogno di essere incoraggiato ancora. Quando Jommy gli offrì una mano, il cacciatore di slan rifiutò. «Non mi serve nessun aiuto da uno della tua razza.» Si protese verso la base del portello di emergenza nel pozzo dell'ascensore, che adesso era più difficile da raggiungere. Al sicuro nel corridoio, Gray guardò dall'alto l'uomo che lo aveva rovesciato.

  Una semplice scivolata, una lieve spinta al momento giusto, e il cacciatore di slan sarebbe caduto, morendo.

  Tuttavia Gray afferrò il braccio del rivale e lo tirò su.

  Ora quasi vuoto, l'ascensore scricchiolò e cominciò a staccarsi dalle guide. «Jommy, sbrigati!» Kathleen si piegò accanto al padre. Entrambi cercarono di prendere il giovane, tendendo le mani.

  Il metallo bloccato cominciò a scivolare, spezzando la guida storta. Con appena un secondo ancora a disposizione, Jommy contrasse i muscoli e balzò all'insù. Il salto lo portò almeno mezzo metro più in alto di quanto un uomo normale avrebbe potuto saltare. Jommy infilò i gomiti nel portello di emergenza. Gray e Kathleen gli afferrarono le spalle e la camicia e lo tira-rono nel corridoio. Jommy uscì dal pozzo contorcendosi e si issò nel corridoio proprio mentre l'ascensore, con un ultimo violento scossone, si stac-cava. Senza più intralci, la cabina precipitò con uno stridore di ingranaggi e una scia di scintille, scomparendo nelle viscere del palazzo.

  Ansimante, Jommy si riprese e si alzò in piedi sollevando lo sguardo.

  Petty se ne stava lì a braccia conserte, osservando semplicemente, poi il cacciatore di slan si voltò e cominciò a percorrere risoluto il corridoio co-me se non fosse successo nulla di insolito. «Be', adesso dove andiamo?»

  Jommy studiò una targa numerata sul muro per stabilire dove si trovassero. «Dobbiamo scendere ancora sette piani.» Il presidente si servì di nuovo della propria identità per consentire di accedere a una scala riserva-ta. Il gruppetto scese in fretta i gradini metallici, rampa dopo rampa.

  Petty continuava a trovare motivi per discutere. «Se sei un elemento e-straneo, Cross, com'è che hai trovato un passaggio sicuro per penetrare nel palazzo? Nemmeno la mia polizia segreta sapeva dell'esistenza di tunnel nascosti qua sotto.»

  «Gli slan li hanno costruiti molto tempo fa. Io ho ricevuto le informazioni in parte da vecchi documenti, in parte da certe trasmissioni telepatiche nel palazzo, fatte appositamente per qualcuno in grado di sentirle.

  Qualcuno dotato di antenne, voglio dire.»

  Aprì la porta al piano giusto. Il corridoio sembrava uguale agli altri, ma nella testa Jommy percepiva il lieve segnale smorzato, un faro che i suoi sensi slan erano in grado di captare. Kathleen lo guardò, sbalordita. «Lo sento.»

  Gray annuì. «Sapevo che c'erano, ma non ho indagato perché temevo di essere osservato. Non potevo permettere a nessuno, soprattutto a Petty, di scoprire quello che c'era quaggiù.»

  «Proprio come mi hai tenuto nascosta l'esistenza di un'intera flotta da guerra spaziale» sbuffò Petty. «Avrei dovuto tenerti d'occhio meglio, e anche Jem Lorry.»

  «Lorry non è uno di noi» insisté Gray.

  «Pare che abbia fatto un ottimo lavoro sabotando le astronavi della Terra, a quanto abbiamo visto sui monitor.»

  Non sapendo che prove avrebbero dovuto affrontare una volta usciti nella città assediata, Jommy avrebbe desiderato avere ancora con sé l'arma disintegratrice di suo padre. Quella invenzione avrebbe offerto loro possibilità altrimenti impensabili, ma Petty aveva chiuso il congegno requisito in una camera blindata perché la polizia segreta lo analizzasse. Probabilmente era ancora intatto, nonostante il crollo del palazzo, ma poteva essere sepolto chissà dove. Tempo addietro Jommy aveva aggiunto al disintegratore una minuscola trasmittente, ma non aveva tempo di costruire un rivelatore per captare il segnale. Ora come ora dovevano andarsene indenni dalle rovine del palazzo. E per farlo avevano bisogno del suo veicolo speciale.

  Jommy avanzò lungo il corridoio facendo scorrere le dita sui blocchi di calcestruzzo verniciato. Trovò un punto che non sembrava diverso dal resto del muro, ma quando Jommy premette i blocchi in una certa sequenza ecco che si aprì una porta segreta scorrevole, l'ingresso di un tunnel bene illuminato che si perdeva in lontananza.

  «Qua dentro, non lontano, c'è il vecchio tunnel di manutenzione che passa sotto il fiume. Gli slan l'hanno requisito per servirsene tanto tempo fa, ed è stato completamente dimenticato. Possiamo seguirlo fino all'esterno e raggiungere la foresta dove ho lasciato il mio veicolo blindato. Sono certo che è ancor
a là, intatto.»

  I rivelatori nascosti riconobbero in lui uno slan. Jommy provò un'ondata di sollievo. Quando ebbe aperto la porta segreta che immetteva nella galleria, Petty non attese gli altri. Avanzò, mettendosi in testa al gruppetto. In quel tunnel per molti anni non erano entrati che slan.

  Le antenne di Jommy all'improvviso captarono una vibrazione stridula, una netta sensazione di inquietudine crescente che diventava panico. Una trasmittente Porgrave, una delle emittenti speciali che solo gli slan erano in grado di sentire. Il segnale si concentrò. Jommy riuscì a capire le parole: un allarme automatico installato da inventori slan dimenticati da tempo. Il segnale Porgrave gli urlò nella testa: "Rilevato individuo non-slan. Presenza non autorizzata".

  Jommy percepì un tamburellio nell'aria, mentre dispositivi di rappresa-glia entravano in azione. Riconoscendo a sua volta il segnale, Kathleen arretrò di colpo urtando contro il padre. Petty non aveva colto nulla di insolito. Avanzò a grandi passi.

  "Sistemi di difesa attivati. Bersaglio preso di mira... ora.

  «Petty, attento!» Jommy scattò in avanti, afferrò il cacciatore di slan per il didietro della camicia e, con uno strattone, lo fece cadere.

  L'uomo corpulento barcollò e gridò rabbioso mentre una ragnatela di raggi roventi giallo-bianchi intersecava l'aria nel punto in cui lui si trovava un attimo prima. Un odore di ozono accompagnò lo schiocco di frusta delle difese letali.

  Sconcertato, il cacciatore di slan si rialzò in piedi e si tolse la polvere di dosso, prima scioccato e poi in collera «Mi hai salvato la vita.» Sembrava sconvolto più che sollevato per essere stato salvato da Jommy. Abbassò la voce. «Non pensare di avere guadagnato la mia misericordia col tuo gesto, Cross.»

 

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