Slan Hunter

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Slan Hunter Page 10

by Kevin J. Anderson


  Kathleen sbottò in una risata amara. «Se pensi che la misericordia sia qualcosa che si possa guadagnare, Petty, allora non capisci affatto cosa sia la misericordia.»

  Il cacciatore di slan la zittì agitando la mano. «Sei solo arrabbiata perché ti ho sparato in testa.»

  Seguirono il tunnel buio per almeno un chilometro e mezzo, dirigendosi sempre verso l'alto. Jommy rimase in guardia per individuare altre trappole e misure difensive e disattivandone parecchie, sebbene una parte di lui de-siderasse lasciare semplicemente che il malvagio cacciatore di slan fosse fulminato dai sistemi antintrusione. Sarebbe stata la fine che meritava.

  «Spiega di nuovo perché dovremmo portarti con noi. Petty» chiese Jommy, fermandosi prima di disattivare un altro dispositivo di sicurezza.

  «Per quanto mi riguarda, tu non hai nessuna qualità positiva.»

  Sepolto nelle viscere della terra, smarrito in un labirinto di tunnel pieni di trappole, il cacciatore di slan parve allarmato. «Avete bisogno di me.

  Posso esservi utile.»

  «E in che modo, esattamente?» chiese Gray. «Hai rovesciato la mia presidenza.»

  «E ucciso mia madre» disse Jommy.

  «E mi hai sparato» soggiunse Kathleen. «Non hai fatto molto per accat-tivarti la nostra simpatia. Io dico che dovremmo lasciarlo qui, e basta.»

  Guardò il padre, cercando il suo appoggio. «C'è una piccola probabilità che riesca a uscire e a neutralizzare da solo i sistemi di sicurezza.»

  Impallidendo, Petty si affrettò a dire: «Aspettate! La rete della mia polizia segreta è distribuita in tutto il paese. Anche noi abbiamo procedure d'emergenza, e potete scommettere che i miei uomini erano più preparati della maggior parte della gente. Ci aspettavamo sempre che accadesse qualcosa di terribile.»

  «I vantaggi di essere paranoici» commentò Jommy.

  «Abbiamo protocolli di contatto. Posso aiutarvi a riunire i miei uomini, magari a organizzare una resistenza. Chi altro sarà abbastanza organizzato da combattere per la Terra? Non potreste avere un punto di partenza migliore, quando qui si saranno calmate le acque.»

  «Se ha davvero quella rete» si rese conto Kathleen «allora è meglio che stia con noi, dove possiamo tenerlo d'occhio, e impedirgli di mettere la polizia segreta contro di noi.»

  «Se non altro potrebbe essere un buon ostaggio» disse Jommy. Il cacciatore di slan, a quanto sembrava, non sapeva se essere contento o seccato dalla loro valutazione della sua importanza.

  «Per il momento hai qualche utilità, Petty» concluse Gray. «Adesso andiamocene di qui prima che tutto quanto ci crolli in testa.»

  Alla fine, sbucarono nella foresta ombrosa, aprendo una grata coperta di rampicanti che sarebbe stata quasi invisibile per chiunque avesse vagato tra gli alberi. Orientandosi, Jommy si guardò intorno in cerca del punto dove aveva lasciato la macchina, poi li guidò finché, dopo un'ora di cammino, non trovarono finalmente la vettura scura nascosta nel sottobosco.

  Jommy non aveva mai visto nulla di così bello in vita sua (a eccezione di Kathleen). Aveva progettato e costruito il veicolo usando tutte le migliori tecnologie e i migliori materiali che era riuscito a mettere insieme. Petty aveva già incontrato la macchina una volta in passato, appena dopo che la sua polizia segreta aveva sparato a Kathleen nel nascondiglio slan. Nonostante ciò non fu facile per lui fingere di non essere colpito.

  Gray andò subito alla portiera della vettura. «Dobbiamo andarcene di qui, ed è meglio che i senzantenne pensino che siamo tutti morti.»

  Salirono a bordo. Jommy prese posto ai comandi che rispondevano solo a lui. Il motore si accese, il sistema di guida obbedì al suo tocco. «Possiamo allontanarci da qui, e velocemente.»

  «Ma dove andremo?» chiese Kathleen dal sedile posteriore. «Se Centropolis è attaccata e i senzantenne ci stanno cercando...»

  «Conosco il posto isolato ideale, una valle lontana dove saremo tutti al sicuro.» Mentre usciva accelerando dal tunnel schermato e si lanciava nel cielo pieno di fumo, Jommy arricciò le labbra in un sorriso sardonico.

  «Spero solo che la Nonna ci ospiti.»

  14

  Nel suo ufficio del quartier generale della città marziana di Cimmerium, Jem Lorry ricevette le vivide immagini dalle forze d'avanguardia sulla Terra. Quello era uno dei momenti più soddisfacenti della sua vita.

  Jem guardò le riprese altre due volte per assaporarle di nuovo, poi prese la piastra video e si affrettò ad andare a mostrarle a suo padre e ai membri dell'Autorità. Vedendo quelle immagini avrebbero dovuto ammettere che lui aveva avuto ragione fin dall'inizio.

  Entrò a passo di marcia nella caverna dal soffitto di cristallo dove i membri del consiglio si accingevano a terminare l'attività quotidiana. Con un grido costrinse i sette vecchi a voltarsi. «Ho notizie dalla Terra, notizie magnifiche! Devo mostrarvele.»

  Altus sembrava impaziente, come se avesse già tollerato abbastanza il comportamento del figlio. Jem si accostò direttamente al podio da cui i supplici si rivolgevano all'Autorità dei senzantenne nelle sedute pubbliche.

  Collegò la piastra video e trasferì le immagini sulla serie di schermi davanti ai sette membri. «Guardate la caduta del governo umano! Abbiamo vinto. È stata una vittoria ancor più facile e assoluta di quanto potessi immaginare.»

  Le immagini trasmesse mostravano la devastazione di Centropolis nei minimi particolari. Dapprima le telecamere esplorarono le strade della città: grattacieli che crollavano, veicoli in fiamme, umani in preda al panico.

  Poi venne inquadrato il palazzo torreggiante. Come uno stormo di rapaci famelici, le navi d'assalto dei senzantenne puntarono sul bersaglio, si scambiarono ordini e poi calarono in formazione perfetta. I portelli dei va-ni bombe si aprirono per sganciare sull'enorme palazzo carichi e carichi di bombe.

  Le detonazioni avvennero contemporaneamente. Le onde d'urto si acca-vallarono, aumentando e incrementando la distruzione. Le fiamme ruggi-rono verso il cielo. Spettacolari torri ornate che si ergevano da secoli come punti di riferimento si trasformarono in cumuli di macerie.

  Alto cento piani, abbellito da guglie cristalline, parapetti, pregevoli elementi architettonici, l'antico palazzo progettato dagli slan crollò sotto il bombardamento: l'alloggio presidenziale, le sale amministrative, le camere del personale, gli archivi, le sale da pranzo per le cerimonie ufficiali e le gallerie coi ritratti di statisti alle pareti. Dopo il crollo del palazzo, esplosioni secondarie sbocciarono in fiori arancione vivo, colonne di fumo nero e pennacchi di detriti. Le immagini mostrarono in primo piano le macerie in fiamme e la voragine fumante.

  Jem si ergeva sommamente sicuro di sé. «In questo momento, tutti gli umani superstiti nella città spalancano gli occhi disperati, piangendo quello che hanno perso. Nemmeno io mi aspettavo che le loro difese cedessero così facilmente, anche se ero intervenuto personalmente per rendere inefficace la loro piccola flotta spaziale. Scommetto che il presidente Gray è rimasto a bocca aperta.»

  Altus si grattò il mento mentre osservava le immagini sullo schermo.

  «Ci aspettavamo una maggior resistenza dalla Terra perché pensavamo che finalmente i veri slan sarebbero usciti allo scoperto. Sei sicuro che non si sia vista traccia di loro?»

  «Assolutamente nessuna. Questo attacco avrebbe dovuto essere il modo migliore di snidare i serpenti. È ora che l'Autorità accetti l'unica conclusione possibile: non ci sono più veri slan. Abbiamo sentito dicerie per tanto tempo, ma non sono altro che quello: dicerie.»

  «Dicerie? E Jommy Cross e Kathleen Layton?»

  Jem mascherò la propria espressione addolorata al pensiero di Kathleen.

  Con il suo corredo genetico di vera slan unito a quello senzantenne di Jem, la loro prole sarebbe stata certamente superiore. Ma lei aveva respinto con sdegno le sue avance. Che sciocca era stata! Senza dubbio Kathleen si trovava nel palazzo quando era stato distrutto. Le labbra di Jem si piegarono in una smorfia amara. La ragazza avrebbe potuto essere con lui, invece.

  «Gli unici slan rimasti sono solo organismi regrediti e insignificanti, un paio di errori genetici. Il loro posto
è il museo, insieme ad altre specie e-stinte.»

  Altus disse: «Tu trai conclusioni generali da una quantità relativamente piccola di prove.»

  Un altro membro dell'Autorità soggiunse: «La prudenza non è mai troppa.» Gli altri vecchi annuirono, mormorando tra loro.

  Un rossore di collera affiorò sulle guance di Jem. L'Autorità e suo padre sembravano decisi a ostacolare ogni progresso compiuto da lui. «La nostra paura irrazionale degli slan ci ha rallentato per interi secoli! Eravamo così sicuri che fossero nascosti, che stessero costruendo grandi armi, che stessero preparando difese invincibili contro di noi che abbiamo sprecato generazioni fondando la nostra città fortificata qui su Marte, costruendo una flotta invincibile, steso un ampio campo minato spaziale attorno all'orbita terrestre per proteggerla... e da cosa? Abbiamo sperperato una fortuna e anni di sforzi per erigere bastioni contro un nemico che neppure esiste!»

  «Grazie per questo tuo rapporto interessante, figliolo. Trarremo le nostre conclusioni una volta ricevuto un rapporto dal nostro agente sul posto.»

  Altus spense la piastra video, e i suoi colleghi dell'Autorità fecero altrettanto. «Lei dovrebbe arrivare presto.»

  Jem batté le palpebre, sentendosi escluso. «Quale altro agente? Sono io a comandare questo attacco!»

  «Joanna Hillory. L'abbiamo già inviata sulla Terra.»

  «Con quale missione? Come osate aggirarmi?»

  «Noi siamo l'Autorità senzantenne. Decidiamo noi quel che è meglio»

  disse Altus, la voce paziente. «L'abbiamo incaricata di trovare Jommy Cross, che consideriamo la nostra più grande minaccia. Dopo che avremo interrogato quello slan fuorilegge, utilizzando qualsiasi mezzo necessario, scopriremo tutto quello che dobbiamo sapere.»

  15

  La lucente vettura blindata sfrecciava verso i sobborghi della città, sfug-gendo all'olocausto. Dietro di loro, il palazzo era completamente distrutto.

  In alto, veicoli spaziali nemici continuavano a solcare il cielo avanti e indietro in cerca di bersagli. Una volta rasa al suolo Centropolis, gli incursori senzantenne si sarebbero sparsi nelle aree periferiche, nelle cittadine e nei piccoli centri abitati. Gli invasori non avrebbero lasciato il lavoro a metà.

  Jommy guidava nel tardo pomeriggio, scansando macerie e continuando ad accelerare. Gli spessi pneumatici ronzavano sul manto stradale crepato e deformato. I suoi riflessi erano sufficientemente attenti per evitare auto bloccate, un carro capovolto, perfino un ampio cratere prodotto da una bomba vagante.

  «Jommy, sei certo che saremo al sicuro là dove stiamo andando?»

  «Non posso garantire che saremo al sicuro in nessun posto, Kathleen, ma abbiamo buone probabilità.» Le dita di Jommy danzarono sui comandi del cruscotto, illuminando una carta geografica. «Dovremmo impiegare circa cinque ore per arrivare là.»

  «Sempre che le strade e i ponti lungo il percorso non siano saltati in aria» disse John Petty da dietro.

  «Se ci saranno ostacoli, li affronteremo» disse Gray.

  «Ostacoli!» sbottò Petty. «Direi che la fine del mondo che conosciamo è un ostacolo considerevole!» Poi il cacciatore di slan si abbandonò sul sedile e tacque.

  La vettura speciale di Jommy era attaccata al suolo, pur muovendosi quasi alla velocità di un aereo. Dopo aver lasciato i sobborghi della città e preso la direzione di distese agricole e colline boscose, Jommy cominciò a sentirsi più tranquillo.

  La macchina rombava lungo strade isolate, avanzando costantemente sulla cartina proiettata sul cruscotto. I coltivatori e gli allevatori che vivevano nella campagna ondulata si erano rintanati in rifugi anticiclone e nelle cantine per sfuggire all'attacco interplanetario. Non c'era in giro nessun altro. Il sole sarebbe presto tramontato, dopodiché sarebbero stati più al sicuro.

  L'insolito veicolo, viaggiando in solitudine, attirò inavvertitamente l'attenzione su di sé.

  Delle luci rosse lampeggiarono sui suoi sensibili apparati di rilevamento, dall'esterno si udì un sibilo lamentoso. Jommy strinse il meccanismo di sterzo e si guardò attorno, frenetico. «Allarme di prossimità. Qualcosa si sta avvicinando.» Azionando un interruttore, portò l'acciaio dieci del tettuccio della vettura in fase trasparente, per poter guardare in alto. «Là!»

  Tre velivoli scuri calarono dal cielo: i caccia dal muso tozzo dei senzantenne. In gioventù aveva già visto simili veicoli veloci lanciati regolarmente dal tetto del Centro aereo. «Ci hanno individuato.»

  «Peggio... ci hanno preso di mira.» Kathleen allungò il collo.

  Tuffandosi come falchi famelici, i caccia senzantenne sganciarono e-splosivi convergenti. Le bombe aprirono crateri su entrambi i lati della strada di campagna, sollevando spessi pennacchi di terriccio e di fumo.

  Jommy sterzò spremendo più potenza dal motore, ma nonostante tutti i suoi miglioramenti tecnologici non riuscì a fare andare la macchina più veloce.

  I bombardieri senzantenne s'impennarono in un cerchio della morte aggraziato, quasi volessero fare sfoggio delle loro evoluzioni aeree. Poi tornarono come un trio di mannaie del boia. Non avrebbero mai consentito all'automobile di fuggire.

  Jommy socchiuse gli occhi, i sensi all'erta. Doveva rispondere con la massima tempestività. Quando i velivoli senzantenne avessero sganciato il prossimo grappolo di bombe convergenti, avrebbe dovuto reagire in modo perfetto e inaspettato. Gli invasori rombarono nell'aria, il grappolo di bombe cadde proprio dove avrebbe dovuto trovarsi la vettura.

  Jommy sterzò di colpo, fece slittare le ruote posteriori sperando di avere costruito una vettura blindata abbastanza alta dal suolo. L'automobile si staccò dalla strada pavimentata, sollevò schizzi di ghiaia mentre superava la banchina e il basso fossato laterale. Jommy non rallentò neppure un istante, ma procedette sbandando attraverso la campagna a maggese, i campi ondulati e le colline erbose. Terriccio e steli di grano volavano in aria a ventaglio dietro di lui. Di fronte, oltre una piccola staccionata, Jommy vide una linea spessa di alberi scuri, un tratto di foresta che era ricresciuto dopo le vecchie Guerre Slan.

  Mentre colpiva massi, solchi, terriccio molle e ghiaia, Jommy stentava a mantenere la presa sul meccanismo di sterzo. Si tuffò a tutta velocità in un piccolo stagno, augurandosi che fosse poco profondo. L'acqua torbida schizzò in tutte le direzioni. La macchina superò l'ostacolo, puntando dritta verso gli alberi e, sperava Jommy, al sicuro.

  I bombardieri senzantenne avevano invertito di nuovo la rotta e lo inse-guirono, lanciando un altro grappolo di ordigni. Una serie di esplosioni co-stellò il campo di nuovi crateri. I senzantenne stavano reagendo in modo sproporzionato. Jommy continuò a schivare le bombe, sbandando a destra e a sinistra.

  Petty, che non si era assicurato con la cintura, fu proiettato di lato addosso a Kier Gray. Il presidente deposto lo spinse via in un groviglio di braccia e gambe.

  Mentre il bosco appariva davanti a loro e i velivoli senzantenne si avvicinavano, Jommy si rese conto che avrebbe dovuto spingersi tra i tronchi abbattendoli e schivandoli, macinando il sottobosco con le ruote e sperando che la vettura blindata resistesse a qualsiasi urto.

  Una delle bombe sganciate esplose proprio dietro la macchina e lo spostamento d'aria la sollevò di un paio di metri. Una volta che ebbero toccato terra con uno schianto, Jommy sterzò e mutò di nuovo direzione, accelerando sempre verso la foresta.

  Volando basso, il primo bombardiere nemico oltrepassò l'automobile. Il pilota era furioso per avere mancato il bersaglio. Sfiorò la vettura in fuga, quasi volesse sfondare il tettuccio con il carrello.

  Gli alberi alti si stagliarono all'improvviso come un muro proprio di fronte al velivolo incursore. Il pilota senzantenne tirò la cloche disperato, ma troppo tardi. Incapace di evitare la cima degli alberi, il velivolo incursore strisciò contro i rami che lacerarono la parte inferiore della fusoliera.

  Perso il controllo, il bombardiere senzantenne s'impennò, si avvitò e precipitò al suolo come un missile.

  Mentre gli altri a bordo dell'automobile esultavano, Jommy non poté permettere alla propria attenzione di tentennare nemmeno per un secondo.


  Sfondò la piccola staccionata e penetrò tra gli alberi. Una volta nella foresta fu costretto a rallentare, avanzando in mezzo a tronchi spaziati a caso.

  Dei rami si spezzavano e scricchiolavano sotto la vettura. Urtarono contro un grosso abete rosso, rimbalzando e strappando una striscia di corteccia.

  Poi attraversarono con grande fracasso un canalone, tra nuvole di foglie secche. Davanti, la foresta era ancor più fitta.

  I due bombardieri senzantenne rimanenti si alzarono sopra la cima degli alberi, continuando a cercare. Adesso che il loro compagno era morto, Jommy sapeva che non avrebbero mai desistito. La volta della vegetazione era abbastanza folta da non consentire ai nemici di vedere facilmente l'automobile, ma dovevano disporre di qualche analizzatore tecnologico in grado di individuare il calore del motore o l'acciaio dieci della blindatura.

  Jommy abbatté un alberello che non danneggiò nemmeno il paraurti rinforzato. Le spie indicavano che i motori stavano surriscaldandosi. Jommy proseguì schiacciando la vegetazione e aprendosi un varco nei boschi. Sapeva benissimo di non potersi nascondere.

  I due velivoli invasori tornarono sopra gli alberi in uno schema metodico di ricerca. Quando individuarono l'automobile e puntarono su di essa, sganciarono un'altra seria di bombe. Erano pronti a distruggere la foresta se necessario.

  Jommy li vide arrivare. «Reggetevi forte! Non possiamo sottrarci a questo attacco.» Suo malgrado, chiuse gli occhi, sperando che la blindatura fosse sufficiente contro la distruzione.

  Una dozzina di ordigni esplosero nel bosco come fuochi d'artificio. Sfere di fuoco abbatterono alberi. Onde d'urto spezzarono tronchi come fossero stuzzicadenti. Imponenti pini e querce vacillarono tutt'intorno all'automobile. Una pioggia di rami si abbatté sul tettuccio e sul cofano della vettura.

  Un albero torreggiante si schiantò al suolo vicinissimo, alla loro sinistra, graffiando e raschiando coi suoi rami pieni di aghi. Un tronco spesso spac-cato piombò su di loro come una mazzata, seppellendoli.

 

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