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Slan Hunter

Page 13

by Kevin J. Anderson


  Quelle azioni terribili avevano indotto molti slan a nascondersi. Degli slan erano andati in ambulatori clandestini per farsi asportare chirurgicamente le antenne e poter vivere tranquillamente tra gli umani. Intere reti e ferrovie sotterranee erano sorte per dare a quegli slan "castrati" nuove identità in luoghi sicuri.

  Più triste di tutti, rifletté Anthea, era un breve articolo (senza alcun rilievo particolare) in cui si diceva che gran parte degli slan umiliati che avevano optato per l'amputazione illecita delle antenne mostravano in seguito una fortissima tendenza al suicidio. Circa l'ottanta per cento degli slan abbastanza disperati da ricorrere alla chirurgia decidevano di non continuare a vivere con i sensi offuscati e la cecità mentale e si uccidevano nel giro di qualche mese.

  La Lega per la purezza umana aveva cominciato a sfoggiare teste rasate come prova di crani privi di antenne. Vantandosi palesemente delle loro gesta, gli appartenenti alla Lega insistevano che chiunque avesse i capelli lunghi, maschio o femmina, doveva nascondere qualcosa. Gli scagnozzi del gruppo atterravano le persone nelle strade e con la forza gli radevano la testa. Pochissimi dei loro bersagli avevano le antenne, ma questo non fece cessare simili buffonate.

  Anthea sentì una morsa allo stomaco mentre continuava a leggere. Sapeva già quale esito avrebbe avuto la storia, e adesso poteva vedere gli eventi che precipitavano verso una guerra in piena regola tra slan e umani normali.

  Messi con le spalle al muro, gli attivisti slan cominciarono a reagire con maggiore aggressività. Formarono gruppi di supporto e associazioni di difesa. Si riunivano pubblicamente dove pensavano che il loro grande numero avrebbe garantito loro la sicurezza. Ma in un episodio particolarmente spaventoso, quelli della Lega per la purezza umana circondarono uno dei ritrovi dove secondo loro gli slan stavano complottando per rovesciare la Terra. Bloccarono le porte e le finestre, quindi appiccarono il fuoco all'intero edificio, bruciando oltre trecento slan.

  Era stato il punto determinante che aveva fatto rivoltare gli slan contro i loro persecutori umani. Dopodiché la situazione era peggiorata sempre più.

  Tremando per tutto ciò che aveva appreso, Anthea si rese conto che pochissime persone al mondo conoscevano quella verità. Gli umani mostravano ancora un odio totale verso la razza mutante. Non c'era da stupirsi che i veri slan (se ne esisteva ancora qualcuno) vivessero nascosti.

  Stanca di resoconti disgustosi, Anthea stiracchiò le gambe e s'incamminò lungo gli scaffali, tirando giù scatole e rovistando tra l'altro materiale.

  Trovò arnesi polverosi, strani apparecchi di laboratorio che sembravano antichi e al contempo avveniristici. Gli oggetti sigillati erano etichettati semplicemente "arma slan sconosciuta" oppure "pericoloso congegno slan per il controllo mentale".

  In un armadietto Anthea trovò un antiquato visore e scatole di nastri.

  "Registrazioni di S. Lann: Dichiarazioni originali. Accesso Massima Sicurezza." Il dottor Samuel Lann, il primo investigatore, alcuni dicevano il creatore, degli slan! Anthea doveva guardare quei nastri.

  Prese il visore e lo portò al tavolo su cui era ancora posato il bambino, sveglissimo. Impiegò parecchi minuti per decifrare il lettore e caricare i nastri vecchi e fragili. Temeva che il nastro potesse rompersi mentre girava rumorosamente nel meccanismo di riproduzione, ma doveva scoprire cosa avesse detto Samuel Lann in persona.

  Quando ebbe premuto l'interruttore d'accensione e udito il ticchettio degli ingranaggi, delle immagini cominciarono a sfarfallare sullo schermo.

  Vide un bell'uomo dai capelli castano scuro, gli occhi distanziati, gli zigomi alti e una mascella quadrata che denotava sicurezza e ispirava fiducia.

  Sembrava spavaldo eppure paziente, mentre affrontava i suoi interlocutori.

  Anthea si rese conto che quell'uomo era Lann e che si trattava dei nastri di un interrogatorio. Anche prima delle Guerre Slan, doveva esserci stata un'organizzazione equivalente alla polizia segreta e ai cacciatori di slan.

  "Perché temete i miei figli?" disse Lann. "Io li amo. Due belle ragazze e un maschio, gemelli trigemini, che si dà il caso siano nati con un insolito difetto congenito. Non sono una minaccia per voi."

  L'interrogatore disse con voce aspra: "Chiunque sia dotato di poteri co-me i loro è una minaccia per noi. Chiunque abbia la capacità di controllare le menti deve essere tenuto a sua volta sotto controllo per evitare che nuoccia al nostro governo e alla nostra popolazione."

  "Ma sono soltanto dei ragazzi, hanno appena quindici anni" replicò pa-cato Lann. Perfino Anthea si rese conto che Lann stava nascondendo qualcosa.

  "Sono armi, armi viventi che potrebbero essere usate contro di noi se non le controlliamo."

  Un'altra voce, di donna, prese la parola, fuori campo. "E quanti altri individui del genere esistono, dottor Lann? Quanti bambini hanno le antenne? Ci sono giunti rapporti da altri paesi... paesi che lei ha visitato. Non le piacerebbe che riunissimo questi altri mutanti, così da potere offrire loro l'assistenza medica adeguata?"

  Lann non abboccò. "Chiedete agli altri genitori. Come posso stimare quanti ne sono nati?"

  "Nati? O creati, dottor Lann?" chiese la voce maschile.

  "Cosa state insinuando?"

  "Nel suo laboratorio abbiamo trovato e sequestrato molti congegni, strane macchine che avevano la capacità di mutare il cervello umano."

  La donna continuò con voce carezzevole: "Le sue ricerche sono note, dottore. Lei è una figura di spicco nel campo del potenziamento mentale".

  "Mi sono dedicato allo studio della natura della mente umana, dei ricordi e della conoscenza. Il mio sogno è registrare e condividere quegli elementi che compongono la storia e la personalità di una persona."

  L'interrogatore approfittò subito di tali parole. "E quelle macchine dia-boliche hanno espanso anche il cervello dei suoi figli, li hanno trasformati in queste creature potenti in grado di manipolare i pensieri? Lei potrebbe produrre esseri umani potenziati, mettendo la sua impronta sull'evoluzione della specie."

  "Non dica assurdità." Lann rise dapprima, poi si accorse che gli altri parlavano sul serio.

  "Sappiamo che lei ha questa capacità" disse la donna.

  "Nessuno ha tale capacità. Sarò anche un genio nel mio campo, ma nemmeno i miei figli, che sono molto più svegli e fantasiosi di me, potrebbero concepire un complotto così bizzarro... usare delle macchine mentali per produrre una razza completamente nuova di esseri umani. Vi rendete conto di certo che è ridicolo, no?"

  "Quello di cui ci rendiamo conto, dottor Lann, è che i suoi tre figli hanno poteri che noi non capiamo. Abbiamo già ricevuto rapporti dagli organismi omologhi al nostro che ci informano che un numero allarmante di individui come loro hanno cominciato a saltar fuori nei posti più impensati.

  Bambini nati con le antenne..."

  La donna intervenne, più brusca adesso. "O forse dei bambini innocenti sono stati esposti a raggi insoliti prodotti dalle sue macchine, che hanno causato la crescita di antenne. Li sta seminando in tutto il mondo, dottor Lann, cercando di creare una rivoluzione silenziosa?"

  "Certo che no."

  Ci fu un lungo silenzio, e alla fine gli interrogatori decisero di lasciarlo andare. "Badi a quel che fa, dottor Lann... perché noi la terremo sicuramente d'occhio."

  Con un brivido, Anthea estrasse il nastro e inserì quello successivo. Accanto a lei, il piccolo era attento. Guardando il figlio, Anthea comprese benissimo e dolorosamente cosa doveva aver provato il dottor Lann nel vedere che i suoi tre figli erano nati con quelle strane appendici. Era rimasto sorpreso, o affascinato?

  Non c'era nessun documento riguardante la donna che era stata la madre di quei primi tre bambini slan. La madre era una persona normale, oppure si trattava di una slan occulta fin dall'inizio? Forse la razza esisteva da molto più tempo di quanto immaginasse la gente. Quella donna ormai di-menticata da un pezzo, o lo stesso dottor Lann, erano stati esposti a qualche strana sostanza chimica o a qualche strano agente mutageno? Anthea dubitava di poterlo scoprire.

  Nel secondo nastro dell'interrogatorio il dottor Lann era malmesso. Dei lividi violac
ei gli circondavano un occhio e una benda gli copriva la fronte.

  I suoi abiti erano sgualciti, strappati, ma sul volto era presente una intensa luce di sfida che prima non c'era.

  "Essendo così esplicito, richiama l'attenzione su di sé, dottore" disse l'interrogatore, uno diverso questa volta. "Se non vuole essere scelto per il nostro trattamento speciale non dovrebbe parlare a favore di quei pericolosi mutanti."

  "Qualcuno deve farlo" replicò secco Lann. "Qualcuno deve essere la vo-ce della ragione. Ovviamente, non proverrà dal vostro nuovo organismo di polizia segreta." Una mano rigida inguantata lo colpì in faccia. Lann sputò sangue e saliva addosso all'interrogatore. "Non avete nessun diritto di te-nermi qui. Non ho commesso nessun reato."

  "Ha tentato di distruggere il genere umano. Questo è un reato grave secondo noi. I mutanti stanno saltando fuori dappertutto... sono una vera pia-ga! Dubito che riusciremmo ad arrestare la diffusione adesso, anche se li sterminassimo tutti prima che abbiano la possibilità di riprodursi. Continuano a nascere perfino da genitori apparentemente normali."

  "Io non ho nulla a che fare con questo" dichiarò Lann. "È la fase successiva dell'evoluzione. Perché contrastarla? Accettatela, per il miglioramento del genere umano."

  "Non c'è niente di naturale in questo fenomeno. Tutti sanno della sua macchina per trasformare i bambini in mostri telepatici. Lei usa i suoi raggi sulle donne incinte e sui neonati, causando la crescita delle antenne."

  "Questa è propaganda assurda. Tutti sanno queste cose solo per via delle menzogne che lei e la sua organizzazione avete diffuso." Un altro ceffone.

  Il dottor Lann non parve nemmeno intimorito.

  "Sappiamo che suo figlio e le sue figlie si sono barricati nel suo laboratorio fortificato. Possiamo solo immaginare cosa stiano facendo là dentro.

  È vero che entrambe le ragazze sono incinte? Chi è il padre?"

  "Non sono affari vostri. Non abbiamo fatto nulla di male."

  "Allora perché non ci consentono di entrare a ispezionare?"

  Lann rivolse agli interrogatori un ghigno di scherno. "Perché avete già dimostrato di essere dei tangheri prevenuti. Non capireste quello che trove-reste. Potreste facilmente nascondere delle prove false."

  "Se collabora, dottor Lann, forse saremo clementi."

  "Credo che questo colloquio sia terminato." Lann cercò di alzarsi a fatica, ma la mano inguantata lo spinse di nuovo giù sulla sedia.

  "Sarà terminato quando noi finiremo di farle delle domande."

  Ma Lann serrò le labbra, incrociò le braccia sul petto, e si rifiutò di aggiungere una sola parola. Il nastro girò per parecchi minuti. Gli interrogatori lo pungolarono e lo provocarono, ma Lann non rispose. Alla fine, la registrazione terminò.

  Anthea era imbambolata. Quelle informazioni erano state tenute nascoste al pubblico! Come aveva potuto il governo occultare simili particolari?

  Era come se qualcuno, qualcuno al comando, volesse che gli slan continuassero a essere odiati.

  21

  Mentre il pollo arrostiva nel forno diffondendo odori appetitosi in tutta la casa, la Nonna mostrò ai fuggiaschi le loro stanze e lasciò che si lavasse-ro e riposassero. Con Jommy aveva altro da fare.

  Mentre seguiva la vecchia, Jommy aveva il sospetto che avesse un asso nella manica. Sebbene si fosse impegnato per modificare la sua mentalità corrotta nel corso degli anni, era possibile che lei fosse ridiventata la persona scellerata di un tempo. Per il momento, comunque, Jommy non aveva molta scelta.

  Arzilla e vivace, la Nonna andò sul retro della casa dove sollevò la porta di legno della cantina. Invece degli odori tradizionali di terriccio, ragnatele e verdure vecchie, Jommy vide luci vivide, muri piastrellati e scale di metallo che portavano in una delle sue sale sotterranee. «Ho pensato che magari ti sarebbe piaciuto vedere questo... ho recuperato qualche pezzo. Pezzi importanti.» Gli occhi le brillavano. «Sono sicura che valgono qualcosa per te.»

  Jommy si guardò attorno, sbalordito e confuso. «Ma ho attivato io stesso il dispositivo di autodistruzione, appena prima di condurre i senzantenne lontano da qui in una caccia inutile, depistandoli! Ti ho impartito un ordine ipnotico.»

  «Sì, lo hai fatto, ma la mente della Nonna ha trovato il modo di aggirar-lo.» La vecchia appoggiò le mani sui fianchi ossuti. «Ed è stato un lavo-raccio infernale salvare una parte delle tue carte, dei tuoi progetti. Per settimane intere ho avuto la faccia e le mani piene di scottature e vesciche!»

  «Ma perché l'hai fatto? È stato pericoloso, e sciocco.» Jommy avanzò, sorpreso di vedere tante scatole e scansie intatte. Si era aspettato che tutto venisse distrutto. Non riuscì a evitare che dalla voce trasparissero apprez-zamento e ammirazione. «Hai salvato una parte notevole del mio lavoro.»

  La vecchia bofonchiò. «Avrebbe potuto essere prezioso. Ho sempre avuto intenzione di venderlo, ma non ero sicura di quanto potesse valere. Non volevo che mi imbrogliassero. Tutti vogliono imbrogliare la Nonna.» Socchiuse gli occhi. «E cosa vale adesso per te, Jommy? Dai un'occhiata in gi-ro.»

  Lo condusse in una sala dove aveva ammassato un mucchio di taccuini di laboratorio bruciacchiati e alcune invenzioni personali di Jommy, strumenti che lui usava per provare i circuiti e improvvisare alimentatori. Con uno svolazzo della mano, la vecchia aprì un armadietto metallico pieno di piccoli componenti, preziosi microgeneratori e una quantità di altri aggeggi che al mondo non si erano mai visti prima.

  Jommy stava sorridendo. «È un punto di partenza per iniziare a ricostruire tutto, Nonna. Ma mancano ancora moltissimi documenti e appunti. La maggior parte del materiale è bruciata, ne sono sicuro.»

  «Oh, è bruciata eccome. Ma la Nonna ha qualcos'altro. Non tutto è andato perduto.» L'espressione della vecchia era assai subdola. «Durante i nostri quattro anni tranquilli qui, quando tutti nella valle si piacevano a vicenda, di notte io mi infilavo di soppiatto nel tuo laboratorio. Ho copiato molti dei tuoi taccuini... e tu non sospettavi un bel niente!» Ridacchiò. «E-ra una semplice precauzione. Buon senso, davvero. L'avresti fatto anche tu.

  Forse la vecchia Nonna ha trovato il modo di bloccare il tuo sondaggio mentale slan, eh?»

  «Molto rischioso, Nonna. Se i senzantenne avessero messo le mani su quelle informazioni...»

  Lei puntò un dito ammonitore. «Non fare l'arrogante, Jommy Cross! È

  stata una specie di assicurazione, così se mi avessi lasciata qua, cosa che hai fatto, io avrei avuto qualcosa da vendere. Ero sicura di trovare molti acquirenti per questi appunti e progetti.»

  «Allora perché non li hai venduti?»

  Adesso la vecchia distolse lo sguardo. «Avevo paura di venderli. Cosa avrei dovuto dire? "Un criminale slan mi ha lasciato questi disegni perché gli ho dato rifugio per tanto tempo?" Sarei stata arrestata da gente come quel John Petty che hai portato in questa casa.»

  Jommy sapeva che la vecchia aveva ragione.

  «Dunque adesso sei in debito con la Nonna. Sono una vecchia con esi-genze modeste. Non devo essere ricca sfondata, ma non mi dispiacerebbe un po' di ricchezza.»

  Jommy sapeva che la Nonna non sarebbe mai stata soddisfatta. Solo i suoi sogni avidi e costanti di avere di più le permettevano di tirare avanti.

  Lo precedette attraverso parecchie stanze ingombre e buie del vecchio laboratorio. I muri recavano vistosi segni di bruciature e fumo, metà delle luci non funzionavano. La vecchia aveva usato la sala dei test di precisione per immagazzinare verdure in scatola e sacchi di zucchero, farina e fagioli.

  Jommy avrebbe impiegato parecchio per pulire e mettere in piedi di nuovo il laboratorio, ma non doveva partire da zero.

  Con la sua tipica andatura rigida, la Nonna lo condusse lungo il tunnel che passava sotto la casa e conduceva a uno degli edifici annessi. «Da questa parte. Un'ultima cosa, una grossa sorpresa. Preziosa... molto preziosa.»

  La risatina si mutò in una tosse secca.

  Salirono una scala metallica. La Nonna fece scattare un interruttore per accendere le luci, quindi sollevò un portello per accedere alla piccola rimessa che lui aveva costruito. Jom
my uscì dal passaggio e si fermò sul pavimento di cemento, sgranando gli occhi. «È ancora intatto!» Il suo veloce aereo-razzo, che aveva costruito per le esplorazioni speciali.

  «Non solo intatto, giovanotto. È rifornito di carburante e pronto al decol-lo, proprio come l'hai lasciato.»

  Jommy sorprese la vecchia cingendola in un abbraccio improvviso. Era come stringere un sacco di gomiti appuntiti e costole e scapole. «Nonna, può darsi benissimo che tu abbia contribuito a salvare il mondo! Questo deve valere una ricompensa molto grande. Sono davvero stupito!»

  Il giorno dopo, con Kathleen seduta accanto a lui nella sala del laboratorio bene illuminata, Jommy aprì con cautela il primo dei taccuini di suo padre impilati sul tavolo. Non voleva vicino a sé Petty mentre guardava quelle carte. Il presidente Gray li aveva lasciati soli, assorto nella prepara-zione di piani attuabili per difendere quel che rimaneva della civiltà terrestre.

  Jommy aveva dormito solo poche ore la notte prima, troppo eccitato per poltrire a letto. Anche Kathleen si era alzata all'alba, con un'aria riposata e incantevole. La Nonna aveva portato loro un bricco di caffè forte, diffondendo nell'aria l'aroma amaro tostato della bevanda. Aveva anche cucinato una colazione abbondante di uova e patate fritte che Gray e Petty avevano divorato volentieri, Jommy invece era troppo ansioso di mettersi al lavoro nel laboratorio.

  «È roba molto interessante» disse Kathleen, esaminando i documenti mentre sedeva accanto a lui. La Nonna aveva copiato molti appunti su carta nuova, ma loro dedicarono gli sforzi iniziali al materiale originale. «Le conclusioni di tuo padre sono... notevoli.»

  «È stato ucciso quando avevo appena sei anni, ma ha accantonato questi libri per me, per aiutarmi a sviluppare le mie potenzialità. Non erano solo doni... erano indicazioni, il suo modo di mostrarmi cosa sarei potuto diventare. Vorrei averlo conosciuto meglio.» Jommy sospirò.

  Kathleen prese il taccuino alla base del mucchio, quello con i bordi più bruciacchiati. La Nonna doveva averlo estratto direttamente dalle fiamme.

  Girò le fragili pagine marroni, guardando la calligrafia nitida e compatta di Peter Cross. Mentre sfogliava il taccuino, corrugò la fronte, poi alzò una pagina verso la luce. «Jommy, guarda! C'è qualcos'altro qui. Pensavo fosse solo una macchia, ma...»

 

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