Slan Hunter

Home > Science > Slan Hunter > Page 26
Slan Hunter Page 26

by Kevin J. Anderson


  Mentre i delegati politici lavoravano con il presidente Gray per elaborare i particolari di un governo ad interim, il comandante Cross si sedette con Jommy e Kathleen.

  «Mi manca moltissimo tuo padre» disse l'anziano. «Era un giovane così coraggioso e brillante. Peter e tua madre hanno insistito per restare sulla Terra anche se avremmo potuto portarli al sicuro, insieme a te, sulla Luna.

  Ma era troppo attaccato al suo lavoro, e tua madre si è rifiutata di lasciarlo, ha continuato a sperare. Volevano costruire un mondo migliore per te.» Il comandante Cross scosse la testa. «Mi dispiace di non aver potuto salvarli, di non aver potuto proteggerti, Jommy. Non riesco a immaginare cosa si debba provare perdendo le antenne...» La voce gli tremava.

  «Sono sopravvissuto» disse Jommy, ben dritto sulla sedia «e continuerò a sopravvivere. Le antenne definivano quello che gli altri pensavano di me, ma non definivano me.»

  «A cosa stava lavorando di tanto importante il padre di Jommy, quaggiù?» chiese Kathleen. «Abbiamo il suo disintegratore, e abbiamo letto molti dei suoi taccuini e degli appunti di laboratorio.»

  «Peter stava svolgendo il lavoro di base per il ritorno dei veri slan e la trasformazione dei senzantenne, ma sapeva che non sarebbe stato facile. Si rendeva conto che gli slan dovevano difendersi nel frattempo, motivo per cui ha inventato quell'orribile disintegratore. Era un brav'uomo, Jommy.»

  Jommy sorrise. «Questo almeno me lo ricordo.»

  Anthea entrò reggendo il figlioletto. Il comandante Cross la guardò. Le antenne ritte e ondeggianti. Sembrava fosse in contatto col neonato.

  «Quel bambino è un segno che l'attesa è finita. Nascerà un numero sempre più grande di veri slan. È l'inizio di un nuovo ordine, di una nuova speranza.» Cross corrugò la fronte. «Ma quel bambino è così giovane... è quello che gli psicologi chiamano una tabula rasa, un foglio bianco, un re-cipiente vuoto, che aspetta solo di essere riempito.»

  Anthea baciò la fronte rosa del bambino. «Forse sta aspettando una vita sicura e felice.»

  All'improvviso gli scienziati gridarono dall'altra parte della sala sotterranea. La voce del dottor Philcroft risuonò chiara. «Comandante Cross, venga, presto! E Jommy, anche tu... è importante. Abbiamo fatto una scoperta incredibile!»

  43

  In uno dei laboratori medici sotterranei gli scienziati slan avevano rinve-nuto delle apparecchiature che non si aspettavano di trovare lontano dal complesso lunare.

  «Questo è uno dei migliori esempi di tecnologia medica slan che abbiamo sviluppato» disse Philcroft. «Peter Cross, o qualcuno insieme a lui, de-ve avere costruito queste apparecchiature secondo i nostri progetti elabora-ti sulla Luna. E le macchine funzionano ancora.»

  Anche Kier Gray era arrivato di corsa, udendo il tono di urgenza nella voce degli scienziati. «È lo stesso tipo di tecnologia che abbiamo usato per salvare mia figlia.» Strinse affettuosamente la spalla di Kathleen. «Altrimenti non sarebbe mai sopravvissuta alla ferita di proiettile alla testa. Ma con un congegno slan miracoloso simile a questo l'abbiamo riportata in vi-ta. Ero sicuro che l'unica macchina slan di questo tipo esistente sulla Terra fosse stata distrutta quando i senzantenne hanno raso al suolo il palazzo.»

  «Ho visto che anche i senzantenne usano la stessa tecnologia a Cimmerium. Hanno ricostruito una donna che aveva gravi ferite alla testa.»

  Jommy guardò il dottor Philcroft. «Ma perché tanta urgenza? Ci avete chiamati qui...»

  Philcroft batté le palpebre. «Non capisci? È un congegno ricostruttivo!»

  Il dottore toccò con fredda efficienza la testa di Jommy, lo fece girare per esaminare i moncherini cicatrizzati delle antenne mozzate. «Possiamo u-sarlo per farti ricrescere le antenne.» Gli altri medici slan annuirono. «Con questa apparecchiatura, dovrebbe essere una operazione abbastanza semplice.»

  Kathleen gettò le braccia al collo di Jommy. Il giovane non aveva osato sperare, non aveva neppure immaginato una soluzione miracolosa. «Sono pronto subito» dichiarò. «Non perdiamo tempo.»

  La sedia medica reclinabile aveva braccioli e una serie di sonde, specchi, cristalli. Una calotta metallica simile a un piatto si abbassò sul cranio di Jommy. Sembrava un bizzarro strumento di tortura che John Petty avrebbe potuto creare.

  Il dottor Philcroft regolò l'apparecchiatura. «Devi solo rilassarti. Abbiamo già eseguito la diagnosi, quindi non c'è nulla di cui preoccuparsi. Senti-rai un suono pulsante e un formicolio. Non credo che sarà doloroso... non molto.»

  «Non potrà mai essere doloroso come quando mi hanno tagliato le antenne.» Jommy chiuse gli occhi e Kathleen gli prese la mano.

  Gli specialisti medici slan discussero delle varie regolazioni e dei valori indicati dagli strumenti. La macchina era già accesa. Le spie luminose lampeggiavano furiosamente, i cristalli brillavano. Jommy sentiva davvero una trasmissione di pulsazioni, come minuscole formiche elettriche che gli strisciassero dietro la testa e dentro il cervello. Immaginò le proprie cellule che si dividevano a più non posso, guarendo, crescendo. Il congegno ricostruttivo agiva a una velocità incredibile.

  «Le vedo!» gridò Kathleen. «Funziona.»

  Mentre i secondi passavano, Jommy ebbe l'impressione che l'illuminazione della stanza fosse più intensa, e i rumori di fondo diventarono più chiari e acuti. Di attimo in attimo, i suoi sensi si acuirono in modo espo-nenziale. Le antenne appena cresciute si tesero, cercando e assorbendo sensazioni.

  Philcroft e i colleghi parlottavano tra loro. Poi nella mente di Jommy si verificò un mutamento. Il giovane si accorse che le sue percezioni senso-riali primarie cominciavano a provenire dalla parte posteriore della testa.

  All'improvviso, come un sussurro che crebbe fino a diventare un rombo, Jommy sentì altri pensieri, nuove impressioni.

  E là, come una luce vivida in fondo al tunnel, trovò la mente e il cuore di Kathleen. Erano di nuovo collegati, mentalmente ricongiunti. Jommy provò un impeto d'amore.

  Philcroft spense l'apparecchiatura. Jommy si drizzò sulla sedia, senza fiato. Era guarito... cosciente e vivo e integro. Si toccò con circospezione le antenne, poi toccò quelle di Kathleen. Si alzò dalla sedia e trasse un respiro profondo. «Dopo tutte le sofferenze e i pregiudizi che ho patito a causa di queste antenne, sono proprio contento di riaverle!»

  Per il resto della giornata, il presidente Gray, il comandante Cross e Joanna Hillary fecero comunicati congiunti al pubblico in generale. Tutti e tre operarono attentamente per rassicurare i superstiti nelle città. Descrisse-ro i loro piani per la ricostruzione della Terra e la creazione di un futuro radioso per tutti, con la pace tra le razze.

  Intanto, adesso che le antenne di Jommy era ricresciute, gli scienziati slan erano incuriositi dalle altre apparecchiature antiche del dottor Lann che erano state installate tanto tempo prima nella base segreta. Dedicarono i loro studi alla comprensione delle registrazioni degli schemi cerebrali e dei dispositivi di immagazzinamento mentale, collocando bobine dati intatte sugli ingombranti generatori. «Neppure noi abbiamo ideato innovazioni del genere.» Il dottor Philcroft fece scorrere un dito sulla copertura trasparente che proteggeva una serie di dischi di informazioni che giravano.

  Anthea Stewart, che si sentiva al sicuro ma un po' smarrita, si occupava del figlio e cercava di fare progetti per il future. Entrò nel laboratorio, osservando Philcroft e i suoi vani tentativi di attivare lo strano e antico congegno. Quando Anthea si avvicinò col neonato ai rivelatori incorporati nella grande macchina, i dischi dei dati cominciarono a girare più velocemente, le luci lampeggiarono. L'apparecchiatura ronzò e si mise a funzionare a pieno ritmo.

  Philcroft si rivolse strillando ai colleghi. «Siete stati voi?»

  «Io non ho toccato nessun interruttore! La macchina si è attivata da so-la.»

  «Non può attivarsi spontaneamente... dev'esserci stato un impulso di at-tivazione...» Poi gli uomini guardarono Anthea.

  «Io non ho fatto nulla!» Anthea posò il bambino avvolto nella coperta per tenerlo al sicuro dalla macchina. Le sue antennine sondavano l'aria, mentre l'antica apparecchiatura girava e ro
nzava.

  «I sensori hanno individuato una nuova presenza» disse Philcroft. «È il bambino!»

  Anthea si ricordò come il segnale Porgrave nell'archivio della biblioteca si fosse attivato grazie al figlioletto, come l'intera base sotterranea e il suo dispositivo di localizzazione si fossero svegliati dallo stato di quiescenza quando lei aveva portato il bambino all'interno.

  La vibrazione pulsante continuava. Gli scienziati slan si grattarono la testa. «La sentite? È una trasmissione mirata, ma non riesco a capirla.»

  Di colpo, l'apparecchiatura si arrestò, i dischi si fermarono, le luci sui pannelli di controllo si spensero.

  «È andata in corto circuito?» chiese Philcroft.

  «No. Penso... penso che abbia semplicemente finito...»

  Anthea abbassò lo sguardo sul figlioletto, e con suo grande stupore il bambino alzò la testa e si guardò intorno con famelica curiosità. Usando le manine, si tirò su e si sedette sulla coperta. Le sue minuscole labbra si cur-varono in un sorriso sorprendentemente adulto.

  Poi, con voce perfetta disse: «L'immagazzinamento e il trasferimento di memoria hanno funzionato a meraviglia. Sono Samuel Lann! »

  FINE

 

 

 


‹ Prev