by Dante
Quell’ altro fiammeggiare esce del riso →
di Grazïan, che l’uno e l’altro foro
105
aiutò sì che piace in paradiso.
L’altro ch’appresso addorna il nostro coro, →
quel Pietro fu che con la poverella
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offerse a Santa Chiesa suo tesoro.
La quinta luce, ch’è tra noi più bella, →
spira di tale amor, che tutto ’l mondo →
111
là giù ne gola di saper novella:
entro v’è l’alta mente u’ sì profondo
saver fu messo, che, se ’l vero è vero,
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a veder tanto non surse il secondo.
Appresso vedi il lume di quel cero →
che giù in carne più a dentro vide
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l’angelica natura e ’l ministero.
Ne l’altra piccioletta luce ride →
quello avvocato de’ tempi cristiani
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del cui latino Augustin si provide.
Or se tu l’occhio de la mente trani →
di luce in luce dietro a le mie lode,
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già de l’ottava con sete rimani.
Per vedere ogne ben dentro vi gode
l’anima santa che ’l mondo fallace
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fa manifesto a chi di lei ben ode.
Lo corpo ond’ ella fu cacciata giace
giuso in Cieldauro; ed essa da martiro →
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e da essilio venne a questa pace.
Vedi oltre fiammeggiar l’ardente spiro →
d’Isidoro, di Beda e di Riccardo, → →
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che a considerar fu più che viro.
Questi onde a me ritorna il tuo riguardo, → →
è ’l lume d’uno spirto che ’n pensieri
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gravi a morir li parve venir tardo:
essa è la luce etterna di Sigieri,
che, leggendo nel Vico de li Strami,
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silogizzò invidïosi veri.” →
Indi, come orologio che ne chiami →
ne l’ora che la sposa di Dio surge
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a mattinar lo sposo perché l’ami,
che l’una parte e l’altra tira e urge,
tin tin sonando con sì dolce nota,
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che ’l ben disposto spirto d’amor turge; →
così vid’ ïo la gloriosa rota
muoversi e render voce a voce in tempra
e in dolcezza ch’esser non pò nota
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se non colà dove gioir s’insempra.
PARADISO XI
O insensata cura de’ mortali, → →
quanto son difettivi silogismi →
3
quei che ti fanno in basso batter l’ali! →
Chi dietro a iura e chi ad amforismi →
sen giva, e chi seguendo sacerdozio, →
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e chi regnar per forza o per sofismi,
e chi rubare e chi civil negozio,
chi nel diletto de la carne involto
9
s’affaticava e chi si dava a l’ozio,
quando, da tutte queste cose sciolto, →
con Bëatrice m’era suso in cielo
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cotanto glorïosamente accolto.
Poi che ciascuno fu tornato ne lo →
punto del cerchio in che avanti s’era,
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fermossi, come a candellier candelo.
E io senti’ dentro a quella lumera
che pria m’avea parlato, sorridendo
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incominciar, faccendosi più mera:
“Così com’ io del suo raggio resplendo, →
sì, riguardando ne la luce etterna,
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li tuoi pensieri onde cagioni apprendo.
Tu dubbi, e hai voler che si ricerna →
in sì aperta e ’n si distesa lingua
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lo dicer mio, ch’al tuo sentir si sterna,
ove dinanzi dissi: ‘U’ ben s’impingua,’
e là u’ dissi: ‘Non nacque il secondo’;
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e qui è uopo che ben si distingua.
La provedenza, che governa il mondo →
con quel consiglio nel quale ogne aspetto
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creato è vinto pria che vada al fondo,
però che andasse ver’ lo suo diletto
la sposa di colui ch’ad alte grida
33
disposò lei col sangue benedetto,
in sé sicura e anche a lui più fida, →
due principi ordinò in suo favore,
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che quinci e quindi le fosser per guida.
L’un fu tutto serafico in ardore; → →
l’altro per sapïenza in terra fue
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di cherubica luce uno splendore.
De l’un dirò, però che d’amendue
si dice l’un pregiando, qual ch’om prende,
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perch’ ad un fine fur l’opere sue.
Intra Tupino e l’acqua che discende → →
del colle eletto dal beato Ubaldo, →
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fertile costa d’alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di rietro le piange →
48
per grave giogo Nocera con Gualdo. →
Di questa costa, là dov’ ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
51
come fa questo talvolta di Gange. →
Però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto, →
54
ma Orïente, se proprio dir vuole.
Non era ancor molto lontan da l’orto, →
ch’el cominciò a far sentir la terra →
57
de la sua gran virtute alcun conforto;
ché per tal donna, giovinetto, in guerra →
del padre corse, a cui, come a la morte,
60
la porta del piacer nessun diserra; →
e dinanzi a la sua spirital corte →
et coram patre le si fece unito;
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poscia di dì in dì l’amò più forte.
Questa, privata del primo marito, →
millecent’ anni e più dispetta e scura
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fino a costui si stette sanza invito;
né valse udir che la trovò sicura →
con Amiclate, al suon de la sua voce,
69
colui ch’a tutto ’l mondo fé paura;
né valse esser costante né feroce, →
sì che, dove Maria rimase giuso,
72
ella con Cristo pianse in su la croce. →
Ma perch’ io non proceda troppo chiuso, →
Francesco e Povertà per questi amanti →
75
prendi oramai nel mio parlar diffuso.
La lor concordia e i lor lieti sembianti, →
amore e maraviglia e dolce sguardo →
78
facieno esser cagion di pensier santi;
tanto che ’l venerabile Bernardo →
si scalzò prima, e dietro a tanta pace
81
corse e, correndo, li parve esser tardo.
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! →
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
84
dietro a lo sposo, sì la sposa piace. →
Indi sen va quel padre e quel maestro →
con la sua donna e con quella famiglia
87
che già legava l’umile capestro. →
Né li gravò viltà di cuor le ciglia →
per esser fi’ di Pietro Bernardone,
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né per parer dis
petto a maraviglia;
ma regalmente sua dura intenzione →
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe →
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primo sigillo a sua religïone.
Poi che la gente poverella crebbe → →
dietro a costui, la cui mirabil vita
96
meglio in gloria del ciel si canterebbe, →
di seconda corona redimita
fu per Onorio da l’Etterno Spiro
99
la santa voglia d’esto archimandrita. →
E poi che, per la sete del martiro, →
ne la presenza del Soldan superba
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predicò Cristo e li altri che ’l seguiro,
e per trovare a conversione acerba
troppo la gente e per non stare indarno,
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redissi al frutto de l’italica erba,
nel crudo sasso intra Tevero e Arno →
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
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che le sue membra due anni portarno.
Quando a colui ch’a tanto ben sortillo →
piacque di trarlo suso a la mercede
111
ch’el meritò nel suo farsi pusillo, →
a’ frati suoi, sì com’ a giuste rede,
raccomandò la donna sua più cara,
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e comandò che l’amassero a fede;
e del suo grembo l’anima preclara
mover si volle, tornando al suo regno,
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e al suo corpo non volle altra bara.
Pensa oramai qual fu colui che degno →
collega fu a mantener la barca
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di Pietro in alto mar per dritto segno;
e questo fu il nostro patrïarca;
per che qual segue lui, com’ el comanda,
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discerner puoi che buone merce carca.
Ma ’l suo pecuglio di nova vivanda →
è fatto ghiotto, sì ch’esser non puote
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che per diversi salti non si spanda;
e quanto le sue pecore remote
e vagabunde più da esso vanno,
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più tornano a l’ovil di latte vòte.
Ben son di quelle che temono ’l danno
e stringonsi al pastor; ma son sì poche,
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che le cappe fornisce poco panno.
Or, se le mie parole non son fioche, →
se la tua audïenza è stata attenta,
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se ciò ch’è detto a la mente revoche,
in parte fia la tua voglia contenta, →
perché vedrai la pianta onde si scheggia, →
e vedra’ il corrègger che argomenta →
139
‘U’ ben s’impingua, se non si vaneggia.’ ” →
PARADISO XII
Sì tosto come l’ultima parola →
la benedetta fiamma per dir tolse,
3
a rotar cominciò la santa mola; →
e nel suo giro tutta non si volse → →
prima ch’un’altra di cerchio la chiuse,
6
e moto a moto e canto a canto colse; →
canto che tanto vince nostre muse, →
nostre sirene in quelle dolci tube,
9
quanto primo splendor quel ch’e’ refuse. →
Come si volgon per tenera nube → →
due archi paralelli e concolori, →
12
quando Iunone a sua ancella iube,
nascendo di quel d’entro quel di fori, →
a guisa del parlar di quella vaga →
15
ch’amor consunse come sol vapori,
e fanno qui la gente esser presaga,
per lo patto che Dio con Noè puose,
18
del mondo che già mai più non s’allaga: →
così di quelle sempiterne rose
volgiensi circa noi le due ghirlande,
21
e sì l’estrema a l’intima rispuose.
Poi che ’l tripudio e l’altra festa grande, →
sì del cantare e sì del fiammeggiarsi
24
luce con luce gaudïose e blande,
insieme a punto e a voler quetarsi,
pur come li occhi ch’al piacer che i move →
27
conviene insieme chiudere e levarsi;
del cor de l’una de le luci nove
si mosse voce, che l’ago a la stella
30
parer mi fece in volgermi al suo dove;
e cominciò: “L’amor che mi fa bella →
mi tragge a ragionar de l’altro duca
33
per cui del mio sì ben ci si favella.
Degno è che, dov’ è l’un, l’altro s’induca: →
sì che, com’ elli ad una militaro, →
36
così la gloria loro insieme luca.
L’essercito di Cristo, che sì caro → →
costò a rïarmar, dietro a la ’nsegna →
39
si movea tardo, sospeccioso e raro,
quando lo ’mperador che sempre regna → →
provide a la milizia, ch’era in forse,
42
per sola grazia, non per esser degna;
e, come è detto, a sua sposa soccorse →
con due campioni, al cui fare, al cui dire →
45
lo popol disvïato si raccorse.
In quella parte ove surge ad aprire → →
Zefiro dolce le novelle fronde →
48
di che si vede Europa rivestire,
non molto lungi al percuoter de l’onde →
dietro a le quali, per la lunga foga,
51
lo sol talvolta ad ogne uom si nasconde,
siede la fortunata Calaroga →
sotto la protezion del grande scudo →
54
in che soggiace il leone e soggioga:
dentro vi nacque l’amoroso drudo →
de la fede cristiana, il santo atleta →
57
benigno a’ suoi e a’ nemici crudo; →
e come fu creata, fu repleta →
sì la sua mente di viva virtute
60
che, ne la madre, lei fece profeta.
Poi che le sponsalizie fuor compiute
al sacro fonte intra lui e la Fede, →
63
u’ si dotar di mutüa salute, →
la donna che per lui l’assenso diede, →
vide nel sonno il mirabile frutto
66
ch’uscir dovea di lui e de le rede;
e perché fosse qual era in costrutto, → →
quinci si mosse spirito a nomarlo →
69
del possessivo di cui era tutto.
Domenico fu detto; e io ne parlo
sì come de l’agricola che Cristo → →
72
elesse a l’orto suo per aiutarlo.
Ben parve messo e famigliar di Cristo:
ché ’l primo amor che ’n lui fu manifesto, →
75
fu al primo consiglio che diè Cristo.
Spesse fïate fu tacito e desto →
trovato in terra da la sua nutrice,
78
come dicesse: ‘Io son venuto a questo.’
Oh padre suo veramente Felice! →
oh madre sua veramente Giovanna, →
81
se, interpretata, val come si dice!
Non per lo mondo, per cui mo s’affanna → →
di retro ad Ostïense e a Taddeo,
84
ma per amor de la verace manna
in picciol tempo gran dottor si feo;
tal che si mise a circüir la vigna
87
che tosto imbianca, se ’l vignaio è reo. →
 
; E a la sedia che fu già benigna → →
più a’ poveri giusti, non per lei,
90
ma per colui che siede, che traligna,
non dispensare o due o tre per sei, →
non la fortuna di prima vacante,
93
non decimas, quae sunt pauperum Dei, →
addimandò, ma contro al mondo errante
licenza di combatter per lo seme →
96
del qual ti fascian ventiquattro piante. →
Poi, con dottrina e con volere insieme, →
con l’officio appostolico si mosse →
99
quasi torrente ch’alta vena preme;
e ne li sterpi eretici percosse
l’impeto suo, più vivamente quivi →
102
dove le resistenze eran più grosse.
Di lui si fecer poi diversi rivi →
onde l’orto catolico si riga,
105
sì che i suoi arbuscelli stan più vivi.
Se tal fu l’una rota de la biga →
in che la Santa Chiesa si difese
108
e vinse in campo la sua civil briga,
ben ti dovrebbe assai esser palese
l’eccellenza de l’altra, di cui Tomma
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dinanzi al mio venir fu sì cortese.
Ma l’orbita che fé la parte somma →
di sua circunferenza, è derelitta,
114
sì ch’è la muffa dov’ era la gromma. →
La sua famiglia, che si mosse dritta →
coi piedi a le sue orme, è tanto volta,
117
che quel dinanzi a quel di retro gitta; →
e tosto si vedrà de la ricolta →