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Paradiso (The Divine Comedy series Book 3)

Page 30

by Dante


  Quell’ altro fiammeggiare esce del riso →

  di Grazïan, che l’uno e l’altro foro

  105

  aiutò sì che piace in paradiso.

  L’altro ch’appresso addorna il nostro coro, →

  quel Pietro fu che con la poverella

  108

  offerse a Santa Chiesa suo tesoro.

  La quinta luce, ch’è tra noi più bella, →

  spira di tale amor, che tutto ’l mondo →

  111

  là giù ne gola di saper novella:

  entro v’è l’alta mente u’ sì profondo

  saver fu messo, che, se ’l vero è vero,

  114

  a veder tanto non surse il secondo.

  Appresso vedi il lume di quel cero →

  che giù in carne più a dentro vide

  117

  l’angelica natura e ’l ministero.

  Ne l’altra piccioletta luce ride →

  quello avvocato de’ tempi cristiani

  120

  del cui latino Augustin si provide.

  Or se tu l’occhio de la mente trani →

  di luce in luce dietro a le mie lode,

  123

  già de l’ottava con sete rimani.

  Per vedere ogne ben dentro vi gode

  l’anima santa che ’l mondo fallace

  126

  fa manifesto a chi di lei ben ode.

  Lo corpo ond’ ella fu cacciata giace

  giuso in Cieldauro; ed essa da martiro →

  129

  e da essilio venne a questa pace.

  Vedi oltre fiammeggiar l’ardente spiro →

  d’Isidoro, di Beda e di Riccardo, → →

  132

  che a considerar fu più che viro.

  Questi onde a me ritorna il tuo riguardo, → →

  è ’l lume d’uno spirto che ’n pensieri

  135

  gravi a morir li parve venir tardo:

  essa è la luce etterna di Sigieri,

  che, leggendo nel Vico de li Strami,

  138

  silogizzò invidïosi veri.” →

  Indi, come orologio che ne chiami →

  ne l’ora che la sposa di Dio surge

  141

  a mattinar lo sposo perché l’ami,

  che l’una parte e l’altra tira e urge,

  tin tin sonando con sì dolce nota,

  144

  che ’l ben disposto spirto d’amor turge; →

  così vid’ ïo la gloriosa rota

  muoversi e render voce a voce in tempra

  e in dolcezza ch’esser non pò nota

  148

  se non colà dove gioir s’insempra.

  PARADISO XI

  O insensata cura de’ mortali, → →

  quanto son difettivi silogismi →

  3

  quei che ti fanno in basso batter l’ali! →

  Chi dietro a iura e chi ad amforismi →

  sen giva, e chi seguendo sacerdozio, →

  6

  e chi regnar per forza o per sofismi,

  e chi rubare e chi civil negozio,

  chi nel diletto de la carne involto

  9

  s’affaticava e chi si dava a l’ozio,

  quando, da tutte queste cose sciolto, →

  con Bëatrice m’era suso in cielo

  12

  cotanto glorïosamente accolto.

  Poi che ciascuno fu tornato ne lo →

  punto del cerchio in che avanti s’era,

  15

  fermossi, come a candellier candelo.

  E io senti’ dentro a quella lumera

  che pria m’avea parlato, sorridendo

  18

  incominciar, faccendosi più mera:

  “Così com’ io del suo raggio resplendo, →

  sì, riguardando ne la luce etterna,

  21

  li tuoi pensieri onde cagioni apprendo.

  Tu dubbi, e hai voler che si ricerna →

  in sì aperta e ’n si distesa lingua

  24

  lo dicer mio, ch’al tuo sentir si sterna,

  ove dinanzi dissi: ‘U’ ben s’impingua,’

  e là u’ dissi: ‘Non nacque il secondo’;

  27

  e qui è uopo che ben si distingua.

  La provedenza, che governa il mondo →

  con quel consiglio nel quale ogne aspetto

  30

  creato è vinto pria che vada al fondo,

  però che andasse ver’ lo suo diletto

  la sposa di colui ch’ad alte grida

  33

  disposò lei col sangue benedetto,

  in sé sicura e anche a lui più fida, →

  due principi ordinò in suo favore,

  36

  che quinci e quindi le fosser per guida.

  L’un fu tutto serafico in ardore; → →

  l’altro per sapïenza in terra fue

  39

  di cherubica luce uno splendore.

  De l’un dirò, però che d’amendue

  si dice l’un pregiando, qual ch’om prende,

  42

  perch’ ad un fine fur l’opere sue.

  Intra Tupino e l’acqua che discende → →

  del colle eletto dal beato Ubaldo, →

  45

  fertile costa d’alto monte pende,

  onde Perugia sente freddo e caldo

  da Porta Sole; e di rietro le piange →

  48

  per grave giogo Nocera con Gualdo. →

  Di questa costa, là dov’ ella frange

  più sua rattezza, nacque al mondo un sole,

  51

  come fa questo talvolta di Gange. →

  Però chi d’esso loco fa parole,

  non dica Ascesi, ché direbbe corto, →

  54

  ma Orïente, se proprio dir vuole.

  Non era ancor molto lontan da l’orto, →

  ch’el cominciò a far sentir la terra →

  57

  de la sua gran virtute alcun conforto;

  ché per tal donna, giovinetto, in guerra →

  del padre corse, a cui, come a la morte,

  60

  la porta del piacer nessun diserra; →

  e dinanzi a la sua spirital corte →

  et coram patre le si fece unito;

  63

  poscia di dì in dì l’amò più forte.

  Questa, privata del primo marito, →

  millecent’ anni e più dispetta e scura

  66

  fino a costui si stette sanza invito;

  né valse udir che la trovò sicura →

  con Amiclate, al suon de la sua voce,

  69

  colui ch’a tutto ’l mondo fé paura;

  né valse esser costante né feroce, →

  sì che, dove Maria rimase giuso,

  72

  ella con Cristo pianse in su la croce. →

  Ma perch’ io non proceda troppo chiuso, →

  Francesco e Povertà per questi amanti →

  75

  prendi oramai nel mio parlar diffuso.

  La lor concordia e i lor lieti sembianti, →

  amore e maraviglia e dolce sguardo →

  78

  facieno esser cagion di pensier santi;

  tanto che ’l venerabile Bernardo →

  si scalzò prima, e dietro a tanta pace

  81

  corse e, correndo, li parve esser tardo.

  Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! →

  Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro

  84

  dietro a lo sposo, sì la sposa piace. →

  Indi sen va quel padre e quel maestro →

  con la sua donna e con quella famiglia

  87

  che già legava l’umile capestro. →

  Né li gravò viltà di cuor le ciglia →

  per esser fi’ di Pietro Bernardone,

  90

  né per parer dis
petto a maraviglia;

  ma regalmente sua dura intenzione →

  ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe →

  93

  primo sigillo a sua religïone.

  Poi che la gente poverella crebbe → →

  dietro a costui, la cui mirabil vita

  96

  meglio in gloria del ciel si canterebbe, →

  di seconda corona redimita

  fu per Onorio da l’Etterno Spiro

  99

  la santa voglia d’esto archimandrita. →

  E poi che, per la sete del martiro, →

  ne la presenza del Soldan superba

  102

  predicò Cristo e li altri che ’l seguiro,

  e per trovare a conversione acerba

  troppo la gente e per non stare indarno,

  105

  redissi al frutto de l’italica erba,

  nel crudo sasso intra Tevero e Arno →

  da Cristo prese l’ultimo sigillo,

  108

  che le sue membra due anni portarno.

  Quando a colui ch’a tanto ben sortillo →

  piacque di trarlo suso a la mercede

  111

  ch’el meritò nel suo farsi pusillo, →

  a’ frati suoi, sì com’ a giuste rede,

  raccomandò la donna sua più cara,

  114

  e comandò che l’amassero a fede;

  e del suo grembo l’anima preclara

  mover si volle, tornando al suo regno,

  117

  e al suo corpo non volle altra bara.

  Pensa oramai qual fu colui che degno →

  collega fu a mantener la barca

  120

  di Pietro in alto mar per dritto segno;

  e questo fu il nostro patrïarca;

  per che qual segue lui, com’ el comanda,

  123

  discerner puoi che buone merce carca.

  Ma ’l suo pecuglio di nova vivanda →

  è fatto ghiotto, sì ch’esser non puote

  126

  che per diversi salti non si spanda;

  e quanto le sue pecore remote

  e vagabunde più da esso vanno,

  129

  più tornano a l’ovil di latte vòte.

  Ben son di quelle che temono ’l danno

  e stringonsi al pastor; ma son sì poche,

  132

  che le cappe fornisce poco panno.

  Or, se le mie parole non son fioche, →

  se la tua audïenza è stata attenta,

  135

  se ciò ch’è detto a la mente revoche,

  in parte fia la tua voglia contenta, →

  perché vedrai la pianta onde si scheggia, →

  e vedra’ il corrègger che argomenta →

  139

  ‘U’ ben s’impingua, se non si vaneggia.’ ” →

  PARADISO XII

  Sì tosto come l’ultima parola →

  la benedetta fiamma per dir tolse,

  3

  a rotar cominciò la santa mola; →

  e nel suo giro tutta non si volse → →

  prima ch’un’altra di cerchio la chiuse,

  6

  e moto a moto e canto a canto colse; →

  canto che tanto vince nostre muse, →

  nostre sirene in quelle dolci tube,

  9

  quanto primo splendor quel ch’e’ refuse. →

  Come si volgon per tenera nube → →

  due archi paralelli e concolori, →

  12

  quando Iunone a sua ancella iube,

  nascendo di quel d’entro quel di fori, →

  a guisa del parlar di quella vaga →

  15

  ch’amor consunse come sol vapori,

  e fanno qui la gente esser presaga,

  per lo patto che Dio con Noè puose,

  18

  del mondo che già mai più non s’allaga: →

  così di quelle sempiterne rose

  volgiensi circa noi le due ghirlande,

  21

  e sì l’estrema a l’intima rispuose.

  Poi che ’l tripudio e l’altra festa grande, →

  sì del cantare e sì del fiammeggiarsi

  24

  luce con luce gaudïose e blande,

  insieme a punto e a voler quetarsi,

  pur come li occhi ch’al piacer che i move →

  27

  conviene insieme chiudere e levarsi;

  del cor de l’una de le luci nove

  si mosse voce, che l’ago a la stella

  30

  parer mi fece in volgermi al suo dove;

  e cominciò: “L’amor che mi fa bella →

  mi tragge a ragionar de l’altro duca

  33

  per cui del mio sì ben ci si favella.

  Degno è che, dov’ è l’un, l’altro s’induca: →

  sì che, com’ elli ad una militaro, →

  36

  così la gloria loro insieme luca.

  L’essercito di Cristo, che sì caro → →

  costò a rïarmar, dietro a la ’nsegna →

  39

  si movea tardo, sospeccioso e raro,

  quando lo ’mperador che sempre regna → →

  provide a la milizia, ch’era in forse,

  42

  per sola grazia, non per esser degna;

  e, come è detto, a sua sposa soccorse →

  con due campioni, al cui fare, al cui dire →

  45

  lo popol disvïato si raccorse.

  In quella parte ove surge ad aprire → →

  Zefiro dolce le novelle fronde →

  48

  di che si vede Europa rivestire,

  non molto lungi al percuoter de l’onde →

  dietro a le quali, per la lunga foga,

  51

  lo sol talvolta ad ogne uom si nasconde,

  siede la fortunata Calaroga →

  sotto la protezion del grande scudo →

  54

  in che soggiace il leone e soggioga:

  dentro vi nacque l’amoroso drudo →

  de la fede cristiana, il santo atleta →

  57

  benigno a’ suoi e a’ nemici crudo; →

  e come fu creata, fu repleta →

  sì la sua mente di viva virtute

  60

  che, ne la madre, lei fece profeta.

  Poi che le sponsalizie fuor compiute

  al sacro fonte intra lui e la Fede, →

  63

  u’ si dotar di mutüa salute, →

  la donna che per lui l’assenso diede, →

  vide nel sonno il mirabile frutto

  66

  ch’uscir dovea di lui e de le rede;

  e perché fosse qual era in costrutto, → →

  quinci si mosse spirito a nomarlo →

  69

  del possessivo di cui era tutto.

  Domenico fu detto; e io ne parlo

  sì come de l’agricola che Cristo → →

  72

  elesse a l’orto suo per aiutarlo.

  Ben parve messo e famigliar di Cristo:

  ché ’l primo amor che ’n lui fu manifesto, →

  75

  fu al primo consiglio che diè Cristo.

  Spesse fïate fu tacito e desto →

  trovato in terra da la sua nutrice,

  78

  come dicesse: ‘Io son venuto a questo.’

  Oh padre suo veramente Felice! →

  oh madre sua veramente Giovanna, →

  81

  se, interpretata, val come si dice!

  Non per lo mondo, per cui mo s’affanna → →

  di retro ad Ostïense e a Taddeo,

  84

  ma per amor de la verace manna

  in picciol tempo gran dottor si feo;

  tal che si mise a circüir la vigna

  87

  che tosto imbianca, se ’l vignaio è reo. →

 
; E a la sedia che fu già benigna → →

  più a’ poveri giusti, non per lei,

  90

  ma per colui che siede, che traligna,

  non dispensare o due o tre per sei, →

  non la fortuna di prima vacante,

  93

  non decimas, quae sunt pauperum Dei, →

  addimandò, ma contro al mondo errante

  licenza di combatter per lo seme →

  96

  del qual ti fascian ventiquattro piante. →

  Poi, con dottrina e con volere insieme, →

  con l’officio appostolico si mosse →

  99

  quasi torrente ch’alta vena preme;

  e ne li sterpi eretici percosse

  l’impeto suo, più vivamente quivi →

  102

  dove le resistenze eran più grosse.

  Di lui si fecer poi diversi rivi →

  onde l’orto catolico si riga,

  105

  sì che i suoi arbuscelli stan più vivi.

  Se tal fu l’una rota de la biga →

  in che la Santa Chiesa si difese

  108

  e vinse in campo la sua civil briga,

  ben ti dovrebbe assai esser palese

  l’eccellenza de l’altra, di cui Tomma

  111

  dinanzi al mio venir fu sì cortese.

  Ma l’orbita che fé la parte somma →

  di sua circunferenza, è derelitta,

  114

  sì ch’è la muffa dov’ era la gromma. →

  La sua famiglia, che si mosse dritta →

  coi piedi a le sue orme, è tanto volta,

  117

  che quel dinanzi a quel di retro gitta; →

  e tosto si vedrà de la ricolta →

 

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